Reddito di Cittadinanza convocazioni Centro per l’Impiego, i numeri rivelano l’emergenza: ecco cosa rischiano

Presentarsi al Centro per l’Impiego, per i percettori del Reddito di Cittadinanza, è un obbligo. Però accade sempre più di frequente che solo una parte si presenta alle convocazioni, gli altri – la maggioranza – neppure da notizie di sé.

A ritornare sul fenomeno, che certo non rende onore alla categoria dei percettori, che comunque beneficiano di un sussidio di Stato, è il quotidiano La Nazione in edicola oggi a proposito di quanto accade in Lombardia:

Su 10.072 beneficiari del reddito di cittadinanza convocati l’anno scorso dal Centro per l’impiego (Cpi) di Milano si sono presentati solo in 3.621. Gli altri 6.451 non hanno neanche risposto, disertando quel primo appuntamento con gli operatori che dovrebbe essere il punto di partenza nel percorso per ricollocarsi nel mondo del lavoro e uscire dal sussidio pubblico”. Le diserzioni arrivano al 60%.

E’ possibile che i percettori non abbiamo ricevuto la convocazione? Secondo il quotidiano ”del nord” non ci sono dubbi, i percettori sapevano: ”per essere certi che arrivi a destinazione, la convocazione viene consegnata a mano, per raccomandata. Con spese di denaro aggiuntive solo per “inseguire“ chi si rende irreperibile”.

Anche la disciplina sanzionatoria è ancora troppo debole. Chi non si presenta, secondo quanto prevede la legge di Bilancio 2022, rischia solo una decurtazione dell’importo mensile e non perde alcun diritto al sussidio.

«Per noi è una sfida complicata – spiega Maurizio Del Conte, presidente di Afol Met, a capo dei Centri per l’impiego della Città metropolitana – e abbiamo fatto tutti i tentativi possibili per sollecitare gli attivabili. Se il 60% delle persone non si presenta, sono ancora meno quelli che poi trovano lavoro. Per chi accetta un contratto sarebbe utile istituire un regime transitorio, consentendogli di percepire lo stesso il sussidio nei primi mesi ed eliminandolo una volta avvenuta la stabilizzazione. In questo modo le persone sarebbero più incentivate a darsi da fare per trovare un lavoro regolare, piuttosto che continuare a percepire il reddito e magari lavorare in nero“.