Caro Energia spinge la Cassa Integrazione: Aziende pronte a chiudere 1 mese in Inverno

Se il gas russo iniziasse a mancare, in inverno le imprese potrebbero dover interrompere la produzione per 1 mese per razionare l’energia elettrica.

È questa l’ipotesi che troverà forma definitiva nel piano per il risparmio energetico delle imprese, ormai prossimo al via libera. Ci sta ragionando il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, in vista del passaggio di consegne con il prossimo governo.

Come scrive Il Messaggero, che ne dà notizia nell’edizione del 17 ottobre, il regolamento europeo approvato lo scorso luglio già stabilisce che ogni Stato riduca in modo volontario, tra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023, la propria domanda di gas del 15%. Ma nel caso in cui scattasse lo stato di allerta a livello europeo, la riduzione diventerebbe obbligatoria (anche se con deroghe ed esenzioni).

Tramite un questionario somministrato alle imprese da Confindustria è emerso che il periodo più delicato è gennaio, mese nel quale non solo si registra il maggiore consumo, ma c’è anche la maggiore probabilità che si verifichi la giornata di punta dell’intero anno. Ecco quindi che le strade che si prospettano sono due. Le spiega nel dettaglio il quotidiano:

Vengono ipotizzati due scenari: interruzione totale del gas russo a partire dal prossimo primo novembre oppure dal primo gennaio 2023. Nel primo caso, che comporta una riduzione di volumi di 6,45 miliardi di metri cubi, c’è il rischio che le misure già prospettate dal ministero della Transizione ecologica non funzionino al 100%: allora si materializzerebbe un gap di 1,15 miliardi di metri cubi. Il che si tradurrebbe, in caso di interruzione obbligatoria dei consumi del sistema industriale, in 31 giornate di razionamento dei consumi. Se invece lo stop delle forniture scattasse dal primo gennaio, allora non emergerebbero particolari problemi anche in caso di efficacia solo parziale delle misure già previste.

In ogni caso l’interruzione avrebbe un costo per il bilancio pubblico, perché occorre indennizzarla: se le impresse fossero costrette a interrompere le loro attività per 1 mese, i lavoratori si troverebbero infatti in cassa integrazione. Il leader della CGIL Landini ha già espresso le sue perplessità al riguardo (per approfondire clicca qui).