C’è sempre maggior incertezza su quale sarà il futuro del Reddito di Cittadinanza. Mentre sembra che la proposta di una sua cancellazione tout court stia perdendo quota, si fa sempre più concreta l’ipotesi di una sua riforma.
Riforma che andrà a colpire chi, per caratteristiche anagrafiche e professionali, può essere reintrodotto nel mondo del lavoro. Per far ciò la prima cosa che occorre fare è cancellare la norma che consente di fare una nuova domanda dopo i 18 mesi. Il ‘reddito’ deve avere una fine per poter incentivare il percettore a trovarsi un lavoro.
“un reddito di cittadinanza che non si tradurrà in un assegno perpetuo ma avrà più paletti e obblighi per spronare i percettori occupabili ad attivarsi per l’inserimento lavorativo. Per coloro che invece non possono lavorare ci sarà un maggior coinvolgimento degli enti locali che meglio conoscono le situazioni di vera necessità e disagio, anche in chiave di prevenzione contro gli abusi. Si va, dunque, verso robuste modifiche al RdC non solo contro i furbetti, ma soprattutto per migliorarlo nel lato oggi più debole, quello delle politiche attive che non è mai realmente decollato. «Vogliamo un reddito che, giustamente, dia un sostegno vero a chi è nelle fasce di maggiore difficoltà e non può lavorare – spiega al Sole 24 Ore il responsabile Lavoro della Lega, Claudio Durigon – . Invece la misura dovrà essere più spronante per chi può lavorare»”.