Un’impresa su tre è esposta a perdite economiche significative a causa di fenomeni naturali. A causa dei cambiamenti climatici, nei prossimi 30 anni le perdite economiche attese aumenteranno di circa il 10%.
È quanto emerge dallo studio condotto da Crif-Red, che analizza gli impatti dei rischi naturali e dei cambiamenti climatici sulle aziende.
Riporta un sunto dello studio il quotidiano Italia Oggi, nell’edizione di lunedì 24 ottobre:
“Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0,65% del fatturato odierno delle aziende. Il dato è ancora più significativo se si considera che, per effetto del cambiamento climatico, tali perdite cresceranno al 2050 di circa l’8%.”
Alcuni settori sono più esposti di altri: agricoltura, commercio e logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti, come dimostra il grafico seguente tratto dallo studio Crif-Red che riporta una previsione per il periodo 2040-2049:
Come riporta Italia Oggi riprendendo lo studio, a livello internazionale sono state prodotte molte evidenze che mostrano come l’aumento delle temperature influisca negativamente sull’attività economica attraverso un’ampia gamma di canali quali la contrazione della produzione agricola, la riduzione della produttività dei lavoratori, la flessione degli investimenti in alcuni settori più sensibili alle conseguenze del riscaldamento globale.
Inoltre, leggendo il report, si evince che il 7% delle aziende italiane sarà a rischio perdite per ondate di calore, con punte fino al 55% nel Sud Italia. Dallo studio, infatti, è emerso che l’aumento del numero di giorni in cui si riscontrano temperature elevate riduce il tasso di entrata sul mercato di nuove imprese e ne aumenta il tasso di uscita.
Infine, una peggiore qualità dell’aria causa un maggior numero di infortuni sul lavoro, soprattutto nelle attività che si svolgono all’aperto.