Avere una casa di proprietà può comportare una riduzione sull’Assegno Unico. Questo perché il possesso di un immobile influisce sull’ISEE, l’indice che usa INPS per stabilire l’importo dell’Assegno Unico.
Partendo da questo presupposto, il governo intende rivedere il meccanismo di calcolo dell’ISEE ridimensionando il peso della casa per rinforzare l’Assegno Unico per i figli a carico. In poche parole, il possesso di un’abitazione non deve diventare un ostacolo all’Assegno Unico, soprattutto considerando che in Italia sono tante le famiglie che vivono in una casa di proprietà.
Come riporta Il Messaggero in un articolo di martedì 1° novembre, secondo ampi settori della maggioranza che sostiene il nuovo governo, l’ISEE genera problemi di equità. Ecco cosa si suggerisce:
“Secondo gli esperti, basterebbe rivedere alcuni parametri che concorrono alla formazione del reddito, come le case sfitte o le eredità, che oggi alzano l’Isee facendo scendere l’assegno per le famiglie. Per questa ragione, a Palazzo Chigi, ipotizzano di ridurre il peso del patrimonio immobiliare, che incide per il 20% sulla formazione dell’Isee, anche se occorre ricordare che sotto i 52 mila euro (incrementati di 2.500 euro per ciascun figlio convivente) la casa non conta ai fini ISEE.”
In pratica, se si ridimensiona il peso che ha il possesso di un immobile ai fini ISEE, quest’ultimo diminuisce. Diminuendo il valore ISEE, di conseguenza aumenta il valore mensile dell’Assegno Unico (gli importi sono quelli riportati nella nostra GUIDA).
Naturalmente, conclude il quotidiano, una revisione dell’ISEE comporterebbe un allargamento della platea, che andrebbe però valutata bene in termini di coperture aggiuntive.
Nel 2022 si spenderanno complessivamente 15,12 miliardi per l’Assegno Unico, mentre per gli anni successivi si stima una cifra superiore ai 18 miliardi. Una somma che inevitabilmente aumenterà se gli aventi diritto diventassero più numerosi.