Reddito di Cittadinanza, nel 2023 i percettori dovranno eseguire lavori socialmente utili per il Comune di residenza ma senza compenso.
È quanto inserito nel disegno della legge di bilancio dal Consiglio dei Ministri e una delle importanti modifiche che il sussidio subirà nel 2023. La limitazione a 8 mesi nel 2023 e la totale abrogazione nel 2024 infatti non sono gli unici cambiamenti previsti.
L’obbligo interesserà i percettori occupabili, ossia coloro che hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro e che di conseguenza hanno dato la loro immediata disponibilità a lavorare. D’altronde, il sussidio è nato proprio con questo intento.
La novità dell’obbligo di impiego a titolo gratuito presso i Comuni non sta nella legge di bilancio in sé: già il DL del 28 gennaio 2019, n. 4 (quello che disciplina il Reddito di Cittadinanza, per intendersi) prevedeva tale imposizione. La novità sta nel numero di percettori RdC che il Comune è tenuto a impiegare:
“Nell’ambito dei progetti utili alla collettività, i comuni sono tenuti a impiegare tutti i percettori di RdC residenti. Lo svolgimento di tali attività da parte dei percettori di RdC è a titolo gratuito, non è assimilabile a una prestazione di lavoro subordinato o parasubordinato e non comporta, comunque, l’instaurazione di un rapporto di pubblico impiego con le amministrazioni pubbliche.”
Finora la legge parlava di almeno un terzo dei percettori, adesso nessuno potrà esimersi dallo svolgimento di lavori di pubblica utilità per il proprio Comune, pena la perdita del Reddito di Cittadinanza. Se consideriamo che in Italia ci sono Comuni che contano anche più di mille percettori RdC, capiamo quanto sia difficile per un Comune riuscire a impegnarli tutti: anche se tale numero dovesse abbassarsi rimarrebbe comunque un problema non di poco conto.
Non solo, i percettori dovranno lavorare in maniera totalmente gratuita, senza poter istaurare alcun tipo di rapporto di lavoro pubblico, subordinato o parasubordinato che sia.