Reddito di Cittadinanza, Bankitalia avverte: Taglio a 8 mesi e rischio Formazione ‘farlocca’

Reddito di Cittadinanza, nel 2023 gli occupabili potranno continuare a riceverlo per un massimo di 8 mesi. Inoltre dovranno seguire corsi di formazione ai fini del loro reinserimento nel mondo del lavoro. Lo prevede il testo della Manovra di Bilancio approvata dal Governo, attualmente in Parlamento per la discussione.

Ed è proprio durante i lavori parlamentari che è emersa la prima ‘annotazione’ al testo, da parte della Banca d’Italia, che in audizione alla Camera ha mostrato diverse perplessità in ordine alla soppressione tout court del RdC soprattutto perchè si è in fase recessiva, perchè i percettori non hanno competenze professionali tali per essere immediatamente ricollocabili nel mercato del lavoro, e da ultimo facendo notare che c’è il forte rischio che la formazione non porti ai risultati sperati se non è “adeguatae se la qualità non è verificata in modo appropriato”.

Insomma il messaggio della Banca di Via Nazionale è: dal 2023 si taglia il RdC senza avere certezze sul concreto futuro degli occupabili.

Ecco uno dei passaggi del documento consegnato alla Camera dei Deputati da Bankitalia:

Come segnalato da più parti, anche dalla Banca d’Italia, l’attuale assetto del reddito di cittadinanza non è privo di aspetti critici. Questi sono per lo più legati alla duplice natura dello strumento, che è al contempo misura assistenziale e di politica attiva per l’accompagnamento e il reinserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro. La riforma complessiva annunciata dal Governo potrebbe essere un’occasione per risolvere questa ambiguità e rafforzare l’efficacia delle misure nel raggiungere le situazioni di bisogno. Non va peraltro dimenticato che i radicali cambiamenti dei paradigmi produttivi in corso a livello globale potrebbero rendere obsolete le competenze di molti lavoratori, richiedendo un rafforzamento delle misure di sostegno al reddito. Nell’attuazione delle misure bisognerà prestare attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza nelle aree dove il reddito di cittadinanza è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante, aree già ora caratterizzate da tassi di povertà più elevati. La riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023, destinata a nuclei individuati in base all’età e alle condizioni di salute, potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento (l’importo dell’assegno, peraltro, non è indicizzato all’evoluzione dell’inflazione). L’efficacia del rafforzamento degli obblighi formativi per i beneficiari attraverso il sistema della riqualificazione professionale presuppone un’adeguata offerta di corsi, la cui qualità sia verificata in modo appropriato, nelle regioni economicamente meno sviluppate del Paese.