Reclutamento anno scolastico 2022/23, sono meno della metà i posti vacanti che sono stati assegnati. A dirlo sono i numeri forniti alla Flc Cgil dal Ministero dell’Istruzione e del Merito riguardo le immissioni in ruolo e le supplenze dell’a.s. 2022/23.
Numeri che costituiscono una delle ragioni che stanno alla base degli scioperi proclamati dai sindacati della scuola che avranno il loro culmine nella giornata di domani. Ma vediamo nel dettaglio.
A fronte di un contingente di 94.130 posti, ne sono stati assegnati solo 42.979. I dati sono aggiornati al 7 novembre 2022 e contano:
Una parte dei posti vacanti e disponibili sono stati accantonati dagli Uffici Scolastici Regionali per portare avanti sino a dicembre le assunzioni dal concorso “straordinario bis”, tanto che dall’informativa del Ministero è possibile riscontrare come i contratti al 31 agosto si avvicinino, anche se non coincidano esattamente, col numero effettivo di posti vacanti. Probabilmente proprio per effetto degli accantonamenti.
Aumentano i contratti al 30 giugno, quindi stipulati fino al termine delle attività didattiche. Tale crescita è connessa al progressivo aumento dei posti in deroga su sostegno (quelli attivati con contratti di supplenza), che quest’anno hanno già raggiunto 92.875 unità a fronte di un organico di diritto di sostegno di 117.170 posti.
L’abuso dei contratti a termine sul fronte delle supplenze rimane un elemento distintivo che tende a rimarcare il precariato storico, quello che eccede le fisiologiche sostituzioni del personale assente.
Un dato estremamente preoccupante a detta di Flc Cgil, che lo interpreta come la dimostrazione che la realtà della scuola sia oggi ingabbiata nei parametri di contenimento della spesa pubblica, tutti tesi a ridurre i costi dell’istruzione, invece che a inquadrarla come diritto costituzionale che lo Stato ha il compito di tutelare.