Smart working, i dipendenti che nel 2023 intenderanno ricorrervi dovranno stipulare un accordo individuale con il datore di lavoro.
Con la fine del 2022 scade infatti anche la norma che definisce il lavoro agile e dal 1° gennaio tornano quindi in vigore le leggi vigenti prima della pandemia. Esenti da accordo individuale solo i lavoratori fragili, cioè affetti da gravi forme di disabilità, i pazienti oncologici e gli immunodepressi, che fino al 31 marzo 2023 potranno continuare a usufruire dello smart working.
I più danneggiati saranno i lavoratori dipendenti che hanno figli sotto i 14 anni di età. Vediamo nel dettaglio.
Nel 2022 la categoria dei genitori di figli under 14 ha beneficiato sia del regime semplificato previsto per tutti, sia della norma che assegna il diritto a svolgere il lavoro agile, a condizione che questo fosse compatibile con l’organizzazione aziendale.
Ma tornando in vigore le vecchie regole, dal 1° gennaio per questi lavoratori la possibilità di continuare a svolgere l’attività (in tutto o in parte) in modalità agile dipenderà dalla stipula di un accordo individuale con il datore di lavoro.
Per fortuna rimangono validi i criteri previsti dal decreto legislativo 105/2022 che, nel regolare le misure di conciliazione tra vita e lavoro, stabilisce che nel concedere lo smart working vada data priorità ai dipendenti:
Certo, si tratta solo di priorità che si verifica solo se e quando il datore di lavoro intende consentire lo smart working, ma che comunque pone i lavoratori sopra elencati in una posizione di “vantaggio” rispetto a chi non rientra in queste casistiche.
Anche perché, ricordiamo, la legge tutela i lavoratori che richiedono lo smart working, stabilendo esplicitamente che non possono essere sanzionati, demansionati, licenziati, trasferiti o sottoposti ad altra misura organizzativa avente effetti negativi.