Riforma per il reclutamento dei docenti, si fa sempre più urgente vista la quantità di cattedre vuote, soprattutto al Nord, e le poche assunzioni.
I fatti parlano chiaro: i concorsi a cattedra non sono più in grado di far assumere a tempo indeterminato i docenti. Con 7 procedure assunzionali aperte dai governi precedenti, infatti, quest’anno si è riusciti a coprire solo il 41% dei posti scoperti.
Le maggiori criticità si hanno al settentrione, dove ci sono più cattedre vacanti. Solo in Lombardia, i posti docenti assegnati a un supplente sono più di 41 mila, in Piemonte più di 21 mila, in Lazio e in Emilia Romagna poco meno di 20 mila.
Per un totale, su tutto il territorio italiano e nel solo anno scolastico 2022/23, di 217.693 supplenti: considerando un corpo docente di 850 mila unità, praticamente 1 professore su 4 lavora con contratto a termine. Se a questi aggiungiamo i precari del personale ATA si tocca quota 268.300 (dati CISL Scuola).
Un dato da leggere e studiare bene e che non può non influire negativamente sul rendimento degli studenti: la fotografia della scuola italiana emersa dalle prove Invalsi del ministero rivela che 1 studente su 2 esce da scuola senza aver raggiunto le competenze minime richieste in italiano, matematica e inglese. Non per la poca preparazione dei docenti supplenti, sia chiaro, ma per la mancanza di continuità nell’insegnamento.
Per rispettare l’obiettivo del PNRR il ministero dell’Istruzione dovrà reclutare entro il 2024 i primi 70 mila docenti con le nuove e semplificate procedure.