Benzinai, lo sciopero è deciso e non si torna indietro. E’ quanto dichiarato dai rappresentanti delle organizzazioni dei distributori Fegica, Figisc Confcommercio e Faib Confesercenti in conferenza stampa, oggi, al termine dell’incontro con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
“Sono profondamente deluso, ci aspettavamo ben altro” ha affermato il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi, riferendosi alla scarsa disponibilità offerta dal Governo nel modificare il Decreto Trasparenza e il nuovo sistema di sanzioni che rischiano i benzinai col Prezzo Medio.
“C’è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni ma rimane l’obbligo del cartello”, rivela Bearzi, ma così facendo “il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo“.
Emergono a questo punto nuovi dettagli su come si svolgerà quella che più che uno sciopero deve essere definita ‘serrata’, perchè azionata da parte delle aziende. La chiusura delle stazioni di servizio toccherà i giorni dal 24 al 26 gennaio riguarderà anche anche gli impianti self-service. La protesta avrà inizio dalle 19:00 del 24 gennaio e terminerà alle 19:00 del 26 gennaio.
Saranno garantiti i servizi minimi essenziali, rassicurano gli organizzatori Faib, Fegica, Figisc-Anisa in conferenza stampa.
Nel frattempo emergono le prime notizie circa le modifiche che sarebbero state proposte al tavolo dei benzinai dal ministro Adolfo Urso.
Secondo quanto si legge su Ansa.it le modifiche interverrebbero in particolare sull’alleggerimento del sistema di sanzioni.
“L’obbligo di comunicazione dei prezzi della benzina – si legge – sarà settimanale (e non giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omissioni nell’arco di 60 giorni (e non più dopo tre senza limiti temporali anche non consecutivi). L’eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni). Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell’impianto (prima raggiungevano i 6000 euro)”.