Opzione Donna 2023 da rivedere: ecco cosa non piace alla Ministra

Opzione Donna, occorre allentare la stretta. La questione è stata sottoposta all’attenzione del Consigli dei Ministri dalla ministra del Lavoro Marina Calderone nel corso dell’incontro con i sindacati tenutosi giovedì 19 gennaio.

‹‹Alcuni interventi non hanno portato consenso, come Opzione donna, ma vi è il massimo impegno per trovare misure con cui rivedere alcuni passaggi della norma››, ha puntualizzato la ministra. Un eufemismo per alcuni commentatori che invece giudicano severamente la riforma, additandola come ‹‹uno dei provvedimenti del Governo Meloni più impopolari››.

In particolare, alla ministra sembra non essere piaciuto il riscontro che Opzione Donna ha avuto tra lavoratori e non. È evidente, dunque, che ci siano degli aspetti su cui il Governo intende ritornare. Anche perché, così com’è la pensione anticipata è limitata a un range di lavoratrici veramente ristretto.

Vediamo dunque sinteticamente cosa prevede in merito la Legge di Bilancio 2023 e quali sono i requisiti per accedervi.

Opzione Donna 2023: chi può accedere?

L’età contributiva per accedere alla pensione grazie a “Opzione donna” è fissata a 35 anni, mentre quella anagrafica a 60 anni, che però può scendere a 59 o a 58 anni se si hanno 1 o più figli.

Tuttavia, potranno avvalersi di tale pensionamento anticipato solo le lavoratrici che rispettano una delle seguenti condizioni:

  • assistono, al momento della richiesta – e da almeno 6 mesi – il coniuge, parenti o affini con handicap in situazione di gravità;
  • hanno un’invalidità civile non inferiore al 74%;
  • sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per crisi aziendale.

In quest’ultimo caso, si applica il requisito anagrafico dei 58 anni. Pertanto, potranno andare in pensione eccezionalmente a 58 anni (2 anni prima del limite di Legge) solo le donne con almeno 2 figli e che stiano lavorando o siano state licenziate da aziende in crisi.