Stipendio dei docenti differenziato sui territori. Dopo la polemica accesa dalle parole del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che poi su Twitter ha aggiustato il tiro, emergono ulteriori dettagli su quella che sarebbe la proposta della Lega di rivedere il sistema che porta all’erogazione degli aumenti ai docenti della Scuola.
A spiegare come funzionerebbe la proposta di Salvini & C., sostenuta anche dal Ministro Valditara, è il quotidiano Repubblica in edicola oggi:
“da via Bellerio (sede della Lega a Milano, ndr) continuano a battere sul chiodo. «Mantenere il contratto nazionale uguale per tutti è indiscutibile, ma se ci sono enti locali virtuosi, come Regione Lombardia, che desiderano premiare chi per lavorare qua spende di più, deve essere lasciata loro la facoltà di farlo», incalza il vicepremier Matteo Salvini. Segue stoccata alla ministra dell’Università (forzista) Anna Maria Bernini, convinta che i salari vadano aumentati «in tutti i territori». «Mi stupisco dello stupore di qualche mio collega ministro – dice Salvini – Dire che fare il dipendente pubblico pagandosi l’affitto a Milano e Roma ha un costo diverso che in altre città mi sembra dire che oggi è venerdì». Il Carroccio sul punto è compatto. Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, rimarca: «Valditara ha chiarito che non vuole toccare il contratto nazionale, ma si può intervenire sui contratti decentrati, come già avviene per il pubblico impiego, con un addendum allo stipendio». Che sarebbe a carico delle Regioni”.
Dunque secondo “il Carroccio” se si lasciasse la libertà alle Regioni di intervenire, in un quadro di regole definito, gli stipendi dei docenti di scuola potrebbe salire dall’attuale importo medio che si aggira intorno ai 1.500-1.600 euro mensili (mediamente 39.463 euro annui lordi, secondo l’OCSE).