Assegno Unico 2023, tagli fino a 210 euro a figlio in questi casi

Assegno Unico 2023, qualche genitore potrebbe essere costretto a restituire a INPS delle somme erroneamente percepite nel corso del 2022. Se ne sono accorti quei percettori che nella mensilità di febbraio hanno visto decurtata la quota mensile, in alcuni casi anche fino a 210 euro per figlio.

A febbraio, infatti, INPS sta effettuando i conguagli per recuperare o saldare alcune somme. Per questo motivo in alcuni casi l’importo dell’Assegno Unico di febbraio può variare (non solo per via del nuovo ISEE). Nei casi peggiori, diminuisce.

Analizziamo il caso di chi si è trovato a dover restituire delle somme ricevute erroneamente per 7 mensilità. Vediamo di chi si stratta.

Assegno Unico 2023, perché INPS taglia?

Da marzo 2022 (quando l’Assegno Unico è entrato in vigore) a settembre 2022 INPS ha erogato la maggiorazione di 30 euro a figlio che spetta ai nuclei familiari in cui entrambi i genitori lavorano (come stabilito dall’art. 4, comma 8, del dlgs n. 230/2021) anche alle famiglie monoparentali.

In maniera errata, visto che l’importo maggiorato spetta solo alle famiglie dove tutti e due i genitori hanno un reddito da lavoro.

Ciò è successo perché a marzo questa maggiorazione è stata richiesta e concessa anche ai genitori che non ne avevano diritto. Per questo INPS si trova adesso a dover sanare la situazione di sette mensilità (da marzo a settembre). In sostanza l’Istituto dovrà recuperare le maggiorazioni di 30 euro erogate ma che non spettavano ai beneficiari, per un somma che può arrivare fino a 210 euro per figlio.