La fuga di cervelli è un fenomeno sempre più diffuso e la destinazione, spesso e volentieri, sono gli Stati Uniti. Sono in costante crescita, infatti, i giovani che decidono di lasciare il Bel Paese per andare a lavorare oltreoceano.
Ce lo dicono i dati dell’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) elaborati dalla società Francesca Parvizyar International events, società attiva nel business development tra Italia e Stati Uniti.
Ben 1 italiano su 4 che vuole lavorare all’estero ambisce agli USA e il numero degli italiani lì residenti conferma tale tendenza. Nel 2020 erano 283.350 gli italiani trasferitisi in America, nel 2021 quasi 290 mila, mentre nel 2022 sono balzati quasi a 298 mila. Praticamente l’intera popolazione della città di Catania.
Questo continuo esodo di italiani in USA dimostra quanto sia sempre più dinamico il mondo del lavoro americano e quanto i giovani italiani risentano della mancanza di prospettive di carriera nel proprio Paese, come spiega la stessa Francesca Parvizyar, AD della società che porta il suo nome:
“Il sistema Italia è vecchio e lascia poco spazio a giovani menti e professionalità che, visto l’alto profilo, non hanno difficoltà a trovare lavoro e ad essere pagati come meritano, aspetto che in Italia succede raramente. […] Per evitare che i giovani se ne vadano quindi occorre dedicarsi di più alle università che tra le migliori al mondo.”
E infatti i dati raccontano che sono soprattutto i giovani del Nord Italia a mettere le proprie conoscenze al servizio delle metropoli americane, formati in ottime università apprezzate anche a livello mondiale. “Le aziende USA li accolgono a braccia aperte perché i professionisti che arrivano nel Paese hanno buone competenze e sono flessibili” spiega Francesca Parvizyar.
Come scritto sopra, tra gli italiani che intendono andare a lavorare all’estero ben il 25% sceglie gli Stati Uniti, praticamente 1 su 4. Ma dove vogliono andare gli altri?
I dati dell’Osservatorio Parvizyar ci dicono che tra le mete professionali più ambite dai giovani italiani, dopo gli USA troviamo: