Riforma della Legge Fornero. Se ne parla da anni, i sindacati la chiedono, il Governo aveva promesso a gennaio un tavolo sulla copertura previdenziale per donne e giovani. Tavolo che stenta a partire. Rinviato alla prossima settimana.
Il Sole 24 Ore parla di “una falsa partenza”. La sensazione è che il rinvio, unito alla volontà del Ministero del Lavoro di limitare l’invito ai soli sindacati dei datori di lavoro, sia “un chiaro sintomo di quanto la strada si presenti in salita”.
Il 2023 doveva essere l’anno della mini riforma delle Pensioni, ma sulla strada del Governo si sono presentati “alcuni ostacoli non facili da superare”.
Primo su tutti anzitutto l’allarme sui conti Inps. L’Istituto – scrive il quotidiano economico – “ha previsto di chiudere l’esercizio 2023 con un risultato negativo di oltre 9,7 miliardi, contro gli 1,8 miliardi di “attivo” del 2022, e la spesa complessiva per pensioni è già stimata in crescita di oltre 23 miliardi quest’anno e di più di 50 miliardi nel 2025. Un andamento che rende complicato individuare una soluzione nell’ottica della flessibilità in uscita per superare la legge Fornero in linea con la Quota 41 proposta dalla Lega o con le uscite a 62-63 anni invocate da Cgil, Cisl e Uil”.
Senza trascurare le difficoltà che avrà la stessa Ministra Marina Calderone a mantenere fede all’impegno preso con i sindacati a gennaio su Opzione donna.
La ragione di questo rallentamento è l’inflazione e i suoi rialzi, “con i conseguenti maggiori costi per l’indicizzazione degli assegni pensionistici”. Insomma aver mantenuto (parzialmente) fede agli impegni circa la rivalutazione degli assegni pensionistici con la Legge di Bilancio, comporta che “la spesa per pensioni ha ricominciato a correre” per cui il Governo ha la strada tutta in salita.
“Una spesa – continua Il Sole 24 Ore – che, secondo le ultime previsioni, dovrebbe salire dai 297,3 miliardi del 2022, a 320,8 miliardi alla fine di quest’anno e a 349,7 miliardi nel 2025, quando la sua incidenza sul Pil dovrebbe essere del 16,4% contro il 15,7% del 2022”.
E allora che fare? La ricetta, in teoria, è nelle parole pronunciate dal presidente Inps Paquale Tridico presente all’incontro Governo-sindacati del gennaio scorso:
“se oggi ci sono circa 1,4 lavoratori per pensionato, già nel 2029 si scenderà a 1,3 con il serio rischio di arrivare a 1 nel 2050”.
Insomma secondo l’economista con l’aumentare dei pensionati occorre che vi sia, negli anni a venire, un maggior numero di lavoratori (il tema quindi nasce anche da un problema occupazionale) che sono gli unici a poter ‘pagare’ le pensioni dei futuri pensionati.