“Metalmeccanici, a giugno 80 euro e dopo superiamo l’IPCA”

Ai lavoratori Metalmeccanici dell’Industria spettano 80 euro da giugno 2023, aumento stabilito sulla base delle precedenti intese, ma successivamente occorre prendere a riferimento l’inflazione reale. Va quindi superato il sistema dell’IPCA (anch’esso un indice inflattivo, con aliquota più bassa) che nella attuale fase di inflazione determinata proprio dall’aumento dei costi dei beni energetici, non tutela realmente il salario dei lavoratori.

E quanto dichiara, a Padova, in occasione del Congresso Nazionale Fiom-Cgil, il Segretario Generale Michele De Palma.

“Nell’ultimo rinnovo del Ccnl – ha dichiarato – c’è stato un recupero rispetto agli anni in cui i salari dei metalmeccanici hanno perso potere d’acquisto. L’obiettivo, per il prossimo contratto nazionale, è di confermare di andare oltre l’andamento dell’inflazione depurato degli elementi energetici, ammesso che possa essere ancora ritenuto l’unico riferimento. Non si può tornare indietro, bisogna superare ciò che è riconosciuto solo rispetto all’Ipca a fronte dell’inflazione reale. È necessario riconoscere alle controparti che nei metalmeccanici è stata condivisa una clausola di salvaguardia che nell’ultimo contratto nazionale ha in parte tutelato il potere d’acquisto considerato che l’inflazione reale ha superato quella programmata. A giugno l’aumento contrattuale – se dovesse essere confermato l’andamento – si attesterà, al 5° livello, oltre gli 80 euro. Un aumento sicuramente significativo rispetto al passato, e anche rispetto ad altri contratti del pubblico impiego e del settore privato. Ma non dimentichiamo che l’aumento sui minimi era legato anche alla remunerazione dell’innovazione dell’inquadramento, quota divorata dall’inflazione reale. Il salario è una centralità della categoria ma anche confederale. Penso alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno contratti con retribuzione di soli 800 euro al mese. Un punto di iniziativa confederale e della categoria è il tema di una legge per il salario minimo il quale, rappresentato dall’erga omnes dei contratti nazionali, va integrato dal riconoscimento che ci sia una soglia sotto cui neanche la contrattazione può andare”.

L’inflazione reale deve quindi superare l’indice IPCA. La ‘ricetta’ sindacale per i prossimi rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro sembra essere questa dopo che anche sindacati come Filctem-Cgil e Fisascat-Cisl si erano espressi a favore di una revisione.