Reddito di Cittadinanza, la Legge di Bilancio ha promulgato la sua graduale eliminazione nel 2023 e la sua definitiva cancellazione dal 2024, e con esso tutte le norme che lo regolano. Ciò significa che verranno abrogate anche le norme che prevedono le punizioni per i “furbetti” che se ne sono appropriati indebitamente.
“Un pasticcio” come lo ha definito il deputato PD Andrea Casu, che tramite un tweet si è fatto portavoce del proprio partito e ha annunciato la presentazione di un’interpellanza firmata da undici deputati al ministro della Giustizia, Carlo Nordio:
Con la Legge di Bilancio sono state abrogate le norme che regolano il Reddito di Cittadinanza. Nel 2023 questo arriverà ai percettori occupabili (dai 18 ai 59 anni e appartenenti a famiglie in cui non ci siano over 60, minori o disabili) solo per un massimo di 7 mensilità e dal 2024 verrà definitivamente abolito. Dal 2024 quindi spariranno i primi 13 articoli del decreto legge numero 4 del 2019, tra i quali l’articolo 7 (quello che definisce il reato di indebita appropriazione del RdC) con tutte le pene del caso. Pertanto, se è tutto abrogato, lo sono anche i reati di indebita appropriazione.
Di conseguenza, se una persona ha truffato lo Stato non è punibile perché quel reato secondo la legge non esiste più e anche chi è stato condannato potrà chiedere la revoca della sentenza, anche definitiva. Lo stesso potrà fare chi verrà condannato nel 2023.
Indignata anche la capogruppo del PD alla Camera Debora Serracchiani, che a Repubblica fa sapere:
“Eliminando l’intera disciplina, e dunque anche le norme incriminatrici, si è ottenuto un risultato assurdo. Fatti salvi i reati più gravi come l’associazione a delinquere, vengono abolite le pene per tutti coloro che, per ottenere il reddito di cittadinanza, hanno fatto dichiarazioni mendaci, hanno utilizzato documenti falsi o hanno omesso informazioni dovute. E vengono meno anche le sanzioni per chi omette di comunicare le variazioni di reddito e di patrimonio”.
L’Esecutivo dovrà dunque ripristinare il reato di appropriazione indebita per evitare che chi ha truffato lo Stato possa farla franca. La soluzione potrebbe essere un decreto d’urgenza, ma che dovrà essere concordato in partenza con il Quirinale.