C’è qualcosa che non va nell’assunzione e nella strategia di reclutamento del personale delle amministrazioni locali: nel 2022, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni hanno un visto un calo di dipendenti di qualche centinaio.
I dati che fotografano una situazione preoccupante sono della Ragioneria di Stato, riportati anche da Il Sole 24 Ore di mercoledì 22 marzo.
I Governi Conte II prima e Draghi poi hanno cambiato più volte le regole per allargare gli organici di Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni, ma a differenza di quanto accaduto nel resto della Pubblica Amministrazione in cui più o meno si è registrato ovunque un incremento di dipendenti, negli Enti locali la tendenza è negativa. Per esempio, il personale delle Città metropolitane e delle Province ha registrato rispettivamente un –0,97% e -0,99%.
Un problema si riscontra anche nelle assunzioni di personale a tempo determinato. Un emendamento concordato tra Governo e Parlamento avrebbe dovuto portare fino a 15mila tecnici ed esperti nei Comuni, ma anche in questo caso i dati della Ragioneria generale fotografano un’altra situazione: si calcolano circa 2.492 nuovi ingressi, meno di un quinto del previsto.
Tra le ragioni alla base di tale “fuga” dalla Città, dalla Regione o dal Comune ci sono senz’altro il tipo di contratto che viene offerto e il livello retributivo. Quando si può scegliere, ci si dirige ‹‹dove le prospettive sono più solide e le buste paga sono meno stentate›› scrive lo stesso quotidiano. Nelle altre PA per esempio, in cui sono maggiori le promesse di stabilizzazione e ciò nuoce all’attrattività di un posto in Comune.