Dietro il calo delle domande del Reddito di Cittadinanza, che emerge dai dati Inps registrati a febbraio 2023 (-65% rispetto al 2022), non ci sono solo ragioni legate alla perdita dei requisiti, a partire da una soglia ISEE più alta di 9.360 euro oppure il migliorando della proprio condizione economica a seguito dell’instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro.
Ci sarebbero anche ragioni “psicologiche”: i percettori non hanno aggiornato la DSU a gennaio 2023 né hanno rinnovato la richiesta del sussidio perchè temono di non avere comunque chances di rientrarci.
E’ l’effetto causato dalla stretta voluta dal Governo Meloni con la legge di Bilancio che ha ridotto a 7 mesi il sussidio nel 2023 (per gli ‘occupabili’) per poi abrogarlo completamente dal 1° gennaio 2024.
Lo sottoliena il quotidiano Il Messaggero:
“Il dato risente della mancata presentazione di una quota di Dsu (dichiarazioni sostitutive uniche) necessarie entro gennaio per mantenere il beneficio, ma anche della ripresa economica che ha consentito probabilmente a una parte dei beneficiari di trovare lavoro. Non è escluso che nella mancata presentazione dei documenti necessari ci sia anche la convinzione di non rientrare nelle maglie del nuovo sussidio al quale sta lavorando il Governo. E questa convinzione potrebbe essere anche responsabile, insieme alla vivacità del mercato del lavoro, di una buona parte del crollo delle domande presentate. Inoltre la popolazione che ha i requisiti potrebbe essersi assestata e quindi questo potrebbe in parte spiegare il calo delle domande. Il governo è al lavoro per riformare il Rdc e i numero sembrano indicare un assestamento che vada nelle direzioni indicate”