Lavoratori stranieri extra europei, i datori di lavoro che ne hanno bisogno possono farne domanda dallo scorso 27 marzo. Con il decreto flussi il Governo ha fissato le quote massime dei lavoratori stranieri che potranno fare ingresso in Italia per lavorare: per il periodo 2023-2025, ha fissato il limite di 82.705 unità.
Ma in un solo giorno, al Viminale sono arrivate circa 238 mila domande, quasi il triplo del numero di quote previste. Con un così alto numero di domande rispetto ai posti disponibili il rischio è che tutti rimangano scontenti.
Coldiretti ha chiesto un ulteriore provvedimento per consentire nuove quote di ingresso: stima che mancheranno circa 100 mila lavoratori nella campagne, soprattutto in vista della primavera. Critiche pesanti giungono anche dalle associazioni di categoria di colf e badanti, che denunciano l’esclusione dal provvedimento.
L’appello arriva direttamente da Assindatcolf, il sindacato dei datori di lavoro domestico. A parlare in prima persona a Il Messaggero è il presidente Andrea Zini: «Nessun click day per le famiglie datrici di lavoro domestico, rimaste escluse a causa di una mancata programmazione che va avanti da oltre 12 anni e che sta rendendo figure come colf e badanti irreperibili sul mercato del lavoro. Al governo e al ministro Calderone chiediamo di allargare le maglie del decreto flussi, prevedendo quote anche per il settore domestico. Per soddisfare le esigenze delle famiglie servirebbero 23mila nuovi lavoratori non comunitari l’anno, 68 mila nel triennio 2023-2025».
Le quote di ingresso previste dal decreto flussi, infatti, riguardano in particolare i lavoratori agricoli, ma anche quelli dell’autotrasporto, dell’edilizia, del settore turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni e della cantieristica navale. Per i domestici e le badanti, insomma, non c’è posto.
La ministra del Lavoro Marina Calderone si è comunque detta attenta a tali esigenze e lascia un barlume di speranza: «Certamente il governo è attento al tema e stiamo guardando a una programmazione di più ampio respiro per capire se dovremo nuovamente intervenire». Anzi, per sopperire alla mancanza di manodopera, la ministra apre la possibilità di un ingresso ai lavoratori che hanno già una prima formazione che poi andrà consolidata nei contesti aziendali.