E’ in arrivo il Decreto che porterà la nuova misura che dovrà favorire il rialzo degli stipendi degli italiani. Un’iniziativa già annunciata da giorni dall’Esecutivo che ora accelera e punta a lanciare un segnale già dal mese di maggio.
Maggio potrebbe essere il mese dei primi benefici, dunque per cui ha redditi fino a 35.000 euro. La soglia reddituale che farà da contenitore al nuovo taglio del cuneo fiscale sarà ancora una volta questa e l’esonero sarà un nuovo 1% che si aggiunge a quelli già in applicazione per tutto il 2023. La conferma arriva al quotidiano Il Messaggero:
“il taglio aggiuntivo rispetto a quello già in vigore sarebbe dell’1%. Questo significa che lo sconto salirebbe al 4% per gli per gli stipendi fino a 25 mila euro l’anno e al 3% per quelli tra 25 mila e 35 mila euro. Si tratterebbe in sostanza di mini aumenti che, al netto delle tasse, oscillerebbero da poco meno di 10 euro al mese per uno stipendio di 15 mila euro a poco più di 16 euro per una retribuzione di 35 mila euro l’anno”.
Poca roba se si pensa che nel frattempo un anno di ondata inflazionistica ha portato i prezzi a stabilizzarsi all’insù con poche o scarse chances di scendere.
“Anche per questo – si legge ancora sulle colonne del quotidiano romano – il governo avrebbe allo studio anche altre soluzioni. Secondo diverse fonti al lavoro sul dossier, si starebbe ragionando anche attorno ad una detassazione degli aumenti contrattuali”.
La novità di cui parla Il Messaggero è quindi un nuovo sconto, questa volta sulla componente fiscale della busta paga, sugli incrementi salariali definiti dagli accordi di rinnovo dei contratti collettivi. Sicuramente quelli di portata nazionale. Ipotesi allo studio, certo, di cui si discute da anni, ma mai concretamente applicata per tutta una serie di ragioni: tra cui la divisione che creerebbe tra chi gli aumenti li ha da poco ricevuti e chi invece li deve ancora prendere.