Decreto Lavoro, ecco gli incrementi netti in Busta paga [TABELLA]

A poche ore dal varo del Decreto Lavoro abbiamo tutti gli elementi per poter calcolare esattamente l’incidenza effettiva sulle retribuzioni nette.

Precisiamo che i calcoli sono basati sul provvedimento varato il 1° maggio 2023 e, pertanto, non si tiene conto del precedente provvedimento relativo al taglio del cuneo fiscale-contributivo del 2 e 3 per cento effettuato ad inizio anno con la legge di bilancio.

Il calcolo è effettuato sulla base del nuovo esonero contributivo, del 7% per redditi fino a 25mila euro, del 6% fino a 35mila euro, secondo quando prevede la bozza del Decreto Lavoro che TuttoLavoro24.it ha potuto leggere in ESCLUSIVA per i suoi lettori, in attesa di conoscere il testo ufficiale in uscita sulla Gazzetta Ufficiale.

Decreto Lavoro, il taglio riguarda i contributi e non l’irpef

La prima cosa che bisogna precisare è che il taglio riguarda i contributi pensionistici a carico dei lavoratori, sia del settore pubblico che del settore privato.

Questo significa che sono tagliati i contributi versati mensilmente all’INPS.

La prima domanda che sorge spontanea è: “versando meno contributi, saranno ridotte le pensioni future“?

La risposta è no i contributi che non vengono versati all’INPS sono riconosciuti in via figurativa e, pertanto, non vi è alcuna riduzione del montante contributivo.

I pensionati sono interessati al provvedimento?

Poiché le pensioni non sono assoggettate a contributi previdenziali i pensionati non sono interessati al provvedimento.

Per loro quindi non ci sono effetti sull’assegno mensile.

Il taglio dei contributi aumenta la tassazione!

Un paradosso del provvedimento è che, mentre da una parte viene diminuito l’imponibile previdenziale, dall’altra parte automaticamente, si alza il reddito, aumenta l’imponibile fiscale con conseguente aumento della tassazione diretta.

Cerchiamo di spiegarlo in questa tabella:

Gli incrementi netti riportati nella tabella sono molto lontani da quanto annunciato dal Governo. L’aumento dell’irpef incrementa anche le addizionali locali, incremento non considerato in questa tabella.

Nella tabella riportata abbiamo considerato cinque esempi.

  • Nella prima colonna abbiamo inserito l’imponibile previdenziale.
  • Nella seconda colonna abbiamo diviso per 13 l’importo della prima colonna, come previsto dal provvedimento governativo.
  • Nella terza colonna è riportato il 4% dell’importo della retribuzione lorda per ciascun scaglione considerato nell’esempio.
  • nella quarta colonna è indicata l’irpef che il lavoratore paga sull’incremento dell’imponibile fiscale. L’aliquota considerata è del 35% per il primo e secondo esempio, del 25% del terzo e quarto e del 23% per i redditi sotto i 15mila euro.
  • Nell’ultima colonna sono indicati gli incrementi netti mensili per ciascun scaglione di reddito che, come si evince, sono piuttosto lontani dai cento euro di aumento annunciati.

Decreto Lavoro, la riduzione del cuneo è provvisoria

La misura della riduzione del cuneo fiscale non è strutturale ma finanziata fino a dicembre. Quindi, come è stato evidenziato da alcune sigle sindacali, in mancanza di rifinanziamento del provvedimento i lavoratori dipendenti si troveranno, a gennaio, a dover fare i conti con una diminuzione della retribuzione netta.