Assunzioni docenti, l’obiettivo per il prossimo anno scolastico 2023/2024 è quello di assegnare circa 56 mila cattedre. Se poi si estende il raggio di azione, il tetto di assunzioni sale a 100 mila.
Parola del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha illustrato il piano di reclutamento degli insegnanti per i prossimi anni durante l’interrogazione presentata dalla Lega nel corso del question-time alla Camera di mercoledì 3 maggio.
Un piano di reclutamento con cui il Ministero di Viale Trastevere intende dare una risposta significativa e tempestiva anche alle esigenze degli studenti con disabilità, riducendo al contempo il fenomeno del precariato degli insegnanti di sostegno. Per farlo, occorrerà immettere in ruolo circa 19 mila docenti in possesso del titolo di specializzazione: un’operazione che lo stesso ministro definisce ‹‹la più rilevante immissione in ruolo su posti di sostegno degli ultimi anni››.
Di questi, – fa sapere Valditara – circa 17 mila saranno reclutati attraverso una procedura straordinaria di assunzione dalla prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze, in esito al superamento dell’anno di prova e di una prova finale che comprenderà anche una lezione simulata e che sarà valutata da una commissione.
In aggiunta ai 19 mila docenti di sostegno, nel piano straordinario previsto per il prossimo anno scolastico sono ricomprese anche 38 mila assunzioni mediante lo scorrimento delle graduatorie vigenti, di cui 36 mila unità come idonee dei concorsi di merito e 2.000 dalle Graduatorie ad Esaurimento.
Infine, con riferimento alle misure da adottare in attuazione del PNRR e che impongono l’assunzione di 70 mila docenti entro dicembre 2024, sarà bandito prima dell’estate un concorso per reperire circa 35mila docenti, riservato a coloro che abbiano maturato 36 mesi di servizio o che siano in possesso dei 24 crediti formativi universitari.
E a proposito di assunzioni, durante il question-time non è mancata la replica al Movimento 5 Stelle, reo secondo il ministro Valditara di avergli messo in bocca l’espressione “gabbie salariali” (‹‹mai citata››) riguardo la non equità delle retribuzioni tra gli insegnanti che lavorano al nord, dove il costo della vita è più alto, e quelli che insegnano al sud.