Caro papà…

6/12/2090

Caro diario,
è il sei dicembre 2090 ed è proprio oggi che compio otto anni! Sono contentissimo: mamma e papà mi hanno fatto un regalo meraviglioso, il kit da cuoco che desideravo tanto! È il regalo migliore che potessi immaginare! Sono veramente euforico e non vedo l’ora di provarlo! Mi sento davvero il bambino più fortunato del mondo, sono talmente felice che, mentre ti scrivo, piango dalla gioia e questo foglio sta diventando un oceano! Ti scriverò di nuovo dopo aver provato e il kit, così potrò raccontarti come andrà! Prima, però, darò un grande abbraccio a papà George e mamma Tiffany, lo meritano per questo bel regalo. A presto! Leo

6/12/2093

Caro diario,
scrivo questa pagina mentre le mie lacrime sono un fiume in piena. Il mio papà George è fonte di grande ispirazione per me, essendo un grandissimo cuoco…ebbene, diario, per la leva obbligatoria ha dovuto arruolarsi nell’esercito; la guerra incombe e servono soldati, non ha potuto rifiutare. Sono a pezzi, era la mia spalla e non riesco a vedere mamma piangere così. Non posso farcela, tutto questo per una stupida guerra! È stato il compleanno peggiore della mia vita…non so se a undici anni ce la farò a sopportare tutto questo. Leo

6/12/2097

Caro papà,
ho iniziato a lavorare da un anno ormai, per mantenere la famiglia che, senza di te, mi sembra priva di ogni felicità e sorriso. Ho svolto vari lavori, dall’umile ma faticoso spazzino – dove mine erano i miei peggiori nemici e per cui molte volte ho rischiato la vita- al lavapiatti, al minatore, facendomi trattare come uno schiavo a volte, per permettere a me e alla mamma di poter comprare almeno il pane e un pasto ogni giorno. È stato molto difficile. Quando gli amici di mamma mi hanno detto che avrei potuto lavorare in un ristorante si è accesa una luce dentro di me: avrei potuto provare a fare il cuoco, come te! Lavorando in miniera, ricordo vestiti logori, piedi nudi, mani prive di ogni protezione. Con la paga arrivavamo a stento a fine mese, non si poteva continuare così. Avevamo bisogno di mettere i soldi da parte per comprare il biglietto per il battello che ci avrebbe portato in una terra che avrebbe potuto farci partire daccapo, una terra in cui la cucina è sicuramente un punto di forza: l’Italia. Papà, a volte penso che sono stato costretto a lavorare per quelle stesse persone che hanno costruito le armi che ti hanno ucciso. Già da quattro anni non sei più con noi ma io ho bisogno di te, ho bisogno di parlarti…ecco perché ti scrivo. Oggi compio quindici anni e, ad oggi, custodisco ancora gelosamente il kit che mi hai regalato insieme alla mamma, lo uso di notte per imparare a cucinare sempre meglio. Il tuo ricordo è vivo in me. Tuo Leo

6/12/2099

Ciao papà…
sai, questo battello lo immaginavo diverso. Ti scrivo dopo mesi di assenza, scusami, ma sono finito all’ospedale per i feriti sul lavoro…Non ci credi neanche tu, vero? Mi sono fatto male mentre lavoravo, sono caduto da una scala difettosa e mi sono procurato una brutta frattura alle spalle e rotto una caviglia. Dopo la mia auto-riabilitazione ho dovuto raggiungere la mamma che era rimasta completamente senza soldi. Lo sconforto era profondo. Ma non mi sono arreso, papà. Ho cercato tanto e alla fine…alla fine la nostra passione ci ha salvato. Chi l’avrebbe detto, papà? Tornando al battello…papà, una volta saliti là sopra, è stata dura. Dormivamo tutti insieme, strettissimi… sembrava si fossero dimenticati che non eravamo oggetti da ammassare, ma persone. Ti scrivo, come da tradizione ormai, nel giorno del mio compleanno e ti prometto che la prossima volta lo farò dall’Italia! Leo

Papà…
Sono disperato. Ti scrivo oggi senza sapere che ora, che giorno, che mese sia. È successa una catastrofe. Il battello è affondato. Le pagine sono zuppe. Penso sia accaduto per un guasto del motore o una falla dello scafo. Mamma non ce l’ha fatta a uscire, è rimasta lì. Ora sono alla frontiera del Paese che dovrebbe darmi un furo più sereno… spero che sarà così. A quanto pare la guerra non mi ha tolto solo te, ma anche la possibilità di vivere il mio sogno: diventare un grande cuoco. Avrei tanto voluto essere come te, papà, ma a volte il destino e crudele e ci riserva tutt’altro. Spero che queste pagine vengano ritrovate perché siano testimonianza di quanto possa essere crudele la guerra e dura, per uno come me, provare ad avere una vita dignitosa e felice. Ma non mi arrendo, papà, non mi arrendo. Lo farò per te e per la mamma, per tutto quello che mi avete insegnato, per tutto l’amore che mi avete dato. Per sempre vostro, Leo.

Leonardo Lattanzi, classe 3°C