Malipa viene al mondo in Afghanistan, in un piccolo villaggio vicino a Kabul. Era il 2000, un anno che tutta la famiglia ricorda bene perché la loro situazione economica era davvero difficile anche se Rashid, il padre, ce la metteva tutta per non fargli mancare niente.
Alla tenera età di 10 anni, papà Rashid si ammala irreversibilmente e muore. Mamma Farah rimane da sola con il piccolo Malipa che si trova costretto a iniziare a lavorare, anche se minorenne, perché la mamma, in quanto donna, non ne aveva diritto a un lavoro a causa delle assurde leggi del paese.
Un giorno Malipa, all’interno del cantiere dove aveva trovato lavoro come tuttofare, conosce un bambino orfano di nome Alan, della sua stessa età che coltivava uno spirito ribelle verso i talebani che avevano ripreso il potere. Nasce tra i bambini una forte amicizia e scoprono di avere un sogno comune, ovvero liberare il paese dai talebani, che porteranno con loro fino alla maggiore età, quando finalmente potranno iniziare a combattere le ingiustizie di questi studenti coranici prepotenti e fanatici.
Una mattina Farah esce di casa, Malipa gli chiese: “mamma dove vai, ti accompagno?” e lei serenamente gli risponde che non è necessario, perché deve fare solo un po’ di spesa – o meglio prendere quel poco riso che potevano permettersi col quale la mamma avrebbe preparato il pilau – e di sentirsi libero di andare a lavorare. Così prende il burqa, lo indossa e si dirige verso il mercato e poi di corsa a casa. Ad un tratto le guardie talebane la fermano e le chiedono con un tono minaccioso dove fosse suo marito. Farah non fa neanche in tempo a rispondere, che viene pestata con calci, pugni e lasciata davanti il portico di casa, sanguinante e dolorante. Il ragazzo tornato a casa, trova la mamma in fin di vita, cerca in tutti i modi di rinvenirla senza risultato, anzi Farah con un filo di voce, saluta e incoraggia il figlio: “Malipa fai valere le tue idee, combatti per amore del tuo popolo”.
Passati un po’ di anni, Malipa e Alan riescono a fuggire dal loro paese investendo i loro risparmi in un viaggio di fortuna. Arrivati in Germania, a Lubecca, entrambi riescono a trovare un lavoro dignitoso con cui pagarsi gli studi e, infine, laurearsi. Sempre insieme iniziano a lavorare presso un giornale locale.
Nel corso della loro carriera, fanno inchieste, documentano, girano filmati, non si stancano di raccontare quello che le donne e i bambini subiscono in Afghanistan, nella speranza che un giorno le loro parole possano essere lette anche da qualcuno in grado di poter cambiare la tragica situazione del loro Paese. La figlia di Malipa, Farah, ora muove i primi passi, ma di sicuro da grande combatterà per l’emancipazione delle donne del suo paese e per ora non si addormenta senza che il papà le racconti di come era bella e forte sua nonna.
Claudio Della Portella, classe 3° B