Lettera al Pakistan

Alan. 10/04/2004, Iran.

Per Jamie, Pakistan.
Ciao mamma, come va con Laila e Malik? Spero bene, mi raccomando non ti sforzare troppo sono grandi abbastanza per rifarsi un letto o cucinare la cena, non strafare come fai sempre. Da quando papà non c’è più sei molto stanca e sul tuo viso appare sempre più spesso un sorriso forzato per mascherare la malinconia che c’è dietro, ma ricordati che lui resterà sempre accanto a te ad aiutarti in ogni modo possibile, e se questo non dovesse bastare, ricordati di avere un figlio, anche se spesso irrequieto, sempre pronto ad ascoltarti, e non importa se mi stai parlando dei tuoi sentimenti a cuore aperto o se mi stai dettando la lista della spesa, io ti ascolterò sempre con la stessa attenzione.

E a proposito della spesa, ti avverto è una brutta notizia, penso che tra un po’ dovremo ridurre la quantità dei pasti. Qui a Kerman il lavoro è davvero tosto, e da quando ho finito i soldi dell’eredità di papà per pagare il mio affitto, devo usare quello stipendio che prima ci bastava a malapena per vivere una vita normale per l’affitto. In più il capo vuole allungarci le ore in fabbrica di ben due ore per un totale di undici ore lavorative senza sosta!

Non so se riuscirò a continuare in questa situazione, non sto chiudendo occhio e non posso fare neanche una pausa superiore ai 2 minuti e mezzo che sennò quelle perfide guardie mi massacrano con un numero insopportabile di bastonate sullo stomaco, è incredibile come l’umanità possa fare così ribrezzo. Ci credi se ti dico che due giorni fa ho visto una guardia avvicinarsi a una donna incinta e senza motivo iniziò a menarla, prima sulle gambe urlando “DUE!” Poi sulle braccia dicendo “CINQUE!” E in fine sullo stomaco gridando e ridendo “QUINDICI!”, e ripeto: È UNA DONNA INCINTA!! Sinceramente in quel momento non capivo il perché si fosse messo a menare una persona senza motivo e in più urlando dei numeri senza senso, finché non tornò al suo posto dove lo aspettava un’altra guardia, la quale gli passò un gruzzoletto di soldi da 682.992 Rial (15 euro) ed è in quel momento che capii cosa fosse appena successo. Quegli animali, anzi mi correggo è un’offesa verso gli animali chiamarli in quel modo, quelle creature ripugnanti avevano appena scommesso dei soldi per menare una signora incinta.

Sono sdegnato per il modo in cui vengono trattati i lavoratori ma in generale le persone in questo posto! Ti vorrei veramente mandare una foto dell’interno della fabbrica e le condizioni in cui lavoriamo se fosse anche solo possibile. Sono stremato, non solo lavoriamo tre ore in più del dovuto senza guadagnarci niente, ma dobbiamo farlo con la paura che da un momento all’altro ci possa crollare una finestra o un muro addosso. Qui i muri hanno la resistenza della carta pesta incorporata alla colla vinilica che in confronto i Lego sono cinquanta volte meglio.

Però non ho solo notizie negative, infatti ieri ho mandato una richiesta di assunzione ad un’azienda in Germania e mi hanno accettato sorprendentemente, ora mi tocca lavorare qualche mese in queste condizioni per racimolare i soldi sufficienti per il viaggio. E ti prometto mamma, che riuscirò a farti fare una bella vacanza nel tuo posto dei sogni, a far iscrivere Laila alla scuola di danza che tanto ambiva e a comprare un pianoforte per Malik. Te lo prometto.
Da Alan.

Tre mesi dopo

Alan. 15/07/2004, Germania.

Per Jamie, Pakistan.
Ciao mamma, non puoi capire quanto sia bella la nuova azienda, mi trovo benissimo e in più ho conosciuto Pip e Connor due dei miei colleghi. Ma non volevo parlarti di questo volevo dirti che da quando l’azienda ha saputo delle mie condizioni nella fabbrica ha deciso di denunciarla e tra poco dovrebbe chiudere. Sono troppo entusiasta. Spero di rivederti appena possibile, ciaoo!
Da Alan.

Cao Micol Fei, classe 3° B