Metalmeccanici, gli aumenti di stipendio da 80 euro attesi nella busta paga di giugno 2023 sono una risposta insufficiente a difendere il potere di acquisto dei salari.
E’ quanto sostiene il sindacato di base USB, in una nota con cui si criticano i “toni trionfalistici” dei sindacati Fiom-Fim-Uilm a proposito del possibile aumento da 80 euro a giugno 2023 per il livello C3, che andrebbe così a superare i 27 euro previsti dall’accordo del 2021. Accordo firmato per l’appunto da Fiom-Fim-Uilm e Federmeccanica e non da USB.
Per il sindacato ‘antagonista’ che gli accordi con Federmeccanica non li firma, l’aumento di stipendio da 80 euro che arriverebbe a giugno, per effetto dell’IPCA, ai lavoratori metalmeccanici è insufficiente e non in linea con i reali aumenti dei prezzi al consumo.
Nel mirino gli aumenti del CCNL determinati sulla base dell’IPCA, un indice inflattivo “che esclude dal calcolo i costi energetici (gas, elettricità e carburanti) ed ora – con i rincari fuori controllo – arrivano le drammatiche conseguenze di questa grave sconfitta per chi lavora”.
Un’IPCA al 6,3% e gli aumenti calcolati su questa percentuale “merita commenti da codice penale che è opportuno evitare di scrivere”, scrive USB che sottolinea come i prezzi dei prodotti alimentari siano quasi raddoppiati, mentre “gas ed elettricità sono cresciuti di un multiplo, i carburanti per le auto più del 30%, le rate dei mutui a tasso variabile sono cresciute quasi del 50%”, conclude la nota.