Bonus figli e fringe benefit, l’idea che circola in questi giorni a Palazzo Chigi è quella di ridurne l’importo per ampliarne la platea.
Il decreto Lavoro del 1° maggio ha confermato anche per il 2023 la soglia di esenzione di 3.000 euro annui per i fringe benefit, una misura di welfare aziendale che il datore di lavoro può destinare ai propri dipendenti con figli per aiutarli ad affrontare diverse spese. In pratica, una sorta di voucher che il lavoratore può utilizzare per pagare visite mediche, abbonamenti ai mezzi pubblici e da quest’anno anche le bollette.
Tuttavia, la maggioranza e il Governo starebbero rimettendo mano alla soglia di esenzione, così come ai requisiti per accedervi.
Riservare il bonus ai soli lavoratori con figli sarebbe troppo limitante: d’altronde, il rincaro energetico lo hanno avvertito tutti. Per questo, uno degli emendamenti al DL Lavoro ora al vaglio della commissione Affari sociali del Senato prevede l’ampliamento della platea dei beneficiari, estendendo i fringe benefit a tutti i lavoratori. Per farlo, occorre abbassare la soglia di esenzione a 1.000 euro.
In questo modo, a rimetterci sarebbero i lavoratori dipendenti con figli a carico, che finirebbero per beneficiare della stessa cifra di coloro che non hanno da sostenere spese per i figli visto che non ne hanno. Il Governo ha pensato anche a questo: per chi ha figli, si introdurrebbe un bonus da 660 euro per un massimo di 3 figli.
Così facendo, il tetto salirebbe a:
Il nodo però è quello delle coperture: questa soluzione costerebbe circa 250 milioni, a fronte dei 142 milioni previsti dal decreto.