L’aumento salariale di 123,40 euro destinato ai lavoratori metalmeccanici già a partire dalla Busta paga di giugno 2023 non è sufficiente per ‘ristorare’ i lavoratori dal rialzo dei prezzi. L’inflazione corre più in fretta delle soluzioni che la contrattazione collettiva può offrire.
Ne è convinto il Segretario Generale Fiom-Cgil Michele De Palma che ha lasciato alcune importanti dichiarazioni al quotidiano Repubblica.
I 123,40 euro ai lavoratori metalmeccanici inquadrati al livello C3 sono il frutto di una clausola contrattuale prevista dal rinnovo del 2021, firmato da Federmeccanica/Assistal e i sindacati Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil (per conoscere le tabelle retributive da giugno 2023 per tutti i livelli di inquadramento clicca qui).
Questa clausola prevede che l’adeguamento dei minimi retributivi a giugno 2023 sia correlato all’andamento dell’indice inflattivo IPCA, e non i 27 euro stabiliti col rinnovo.
Ma questo intervento della contrattazione ce ne vorrebbe anche un altro della legge, in questo caso di defiscalizzazione, in modo che i 123,40 siano netti e non lordi. Ecco quanto dichiara in proposito il Segretario Generale Fiom-Cgil:
«Quei 123,40 euro sono al lordo di tasse e contributi. Dovrebbero essere al netto, ovvero defiscalizzati. Chiediamo al governo di aprire con urgenza una discussione su questo tema. L’IgMetal, il sindacato metalmeccanico in Germania, ha rinnovato il contratto all’8,6% e il governo ha aggiunto 3 mila euro di una tantum».