Assegno Unico, perché ho un debito residuo con INPS anche di 200 euro se questi soldi non li ho mai ricevuti? Se lo chiedono alcuni percettori che dallo scorso 10 giugno possono accedere al Fascicolo Previdenziale per sapere come INPS ha effettuato i ricalcoli e i conguagli che hanno portato a tagli o aumenti sull’Assegno Unico di maggio.
Come anticipato da TuttoLavoro24.it, nella maggior parte dei casi gli importi erogati a maggio sono stati diversi dal solito perché INPS ha operato dei conguagli. C’è chi ha trovato importi più alti e chi ha trovato importi più bassi: nel primo caso si tratta di somme che INPS ha erroneamente non liquidato in passato e che dunque sta pagando ora; nel secondo caso di importi erroneamente liquidati in passato e che ora sta recuperando.
È proprio quest’ultima la circostanza che dà maggiori grattacapi ai beneficiari, che non sempre hanno chiaro da dove provengano questi tagli. Vediamo.
I soldi che INPS trattiene dall’Assegno Unico di maggio (che per via dei ricalcoli eseguiti è stato erogato a fine mese, in alcuni casi anche a giugno) sono soldi che INPS ha effettivamente erogato in passato senza che il percettore ne avesse diritto.
Tuttavia, il beneficiario potrebbe non essersene accorto perché non è detto che si trattasse di cifre alte. Cifre che tra l’altro sono già incluse nell’importo finale. Facciamo degli esempi.
Ai genitori che lavorano spetta una maggiorazione dell’Assegno Unico pari a 30 euro mensili. Maggiorazione che non spetta più dal momento in cui il genitore smette di lavorare e inizia, per esempio, a percepire la NASpI. Tuttavia può capitare che INPS non agisca tempestivamente con il ricalcolo esatto e continui dunque a erogare i 30 euro anche quando il genitore non lavora più. È facile capire come bastino 4 mesi perché l’importo erogato erroneamente superi i 100 euro. Con il conguaglio di maggio, INPS potrebbe aver recuperato tutto insieme l’importo che il percettore ha ricevuto a rate mensili.
La stessa cosa potrebbe essere successa ai genitori con figli diventati maggiorenni nel corso dell’erogazione dell’Assegno Unico. A seconda dell’età del figlio a carico, infatti, l’importo dell’Assegno Unico cambia: il massimo mensile che spetta per un figlio minorenne è di 189,20 euro, per un maggiorenne il tetto è di 91,90 euro (importi che spettano con un ISEE fino a 16.215 euro e che scendono con l’aumentare dell’ISEE). La differenza è pari a 97,30 euro. Per questo motivo, non appena il figlio compie 18 anni il genitore deve provvedere a comunicarlo a INPS.
Tuttavia, può succedere che il genitore tardi a farlo sapere, oppure che sia lo stesso INPS a non prendere in carico l’informazione al momento opportuno, continuando quindi (anche per diversi mesi) a erogare un importo più alto di quello che spetterebbe. Nel caso sopra descritto, bastano 2 mesi di ritardo per accumulare un debito residuo di 219,90 euro nei confronti di INPS. Debito che con i ricalcoli di maggio INPS ha dunque provveduto a recuperare.