Con la riforma del Reddito di Cittadinanza saranno divisi in due i poveri che attualmente percepiscono il sussidio. Lo mette in luce il periodico di ispirazione cristiano-sociale Vita.
L’obiettivo del Governo – si legge – “non è più assicurare a chiunque cada in povertà il diritto a una vita decente, bensì proteggere le famiglie con figli dalla povertà”.
Un cambio di paradigma che di fatto divide in due la platea, coloro che potranno beneficiare dell’Assegno per l’Inclusione (Adi), importo minimo 500 euro, perchè hanno nel nucleo figli, disabili o over 60, e coloro che, esclusi dal primo solo perchè non hanno fragili nel nucleo, dovranno ‘accontentarsi’ del Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) e impegnarsi in percorsi di riqualificazione professionale/utilità collettiva per avere 350 euro.
“L’Adi – si legge – è una vera e propria misura contro la povertà: un sostegno continuativo – sino a che ne permane la necessità – i cui importi garantiscono agli interessati un livello minimo di sussistenza. Il punto, però, è che lo ricevono solo i poveri che vivono in famiglie con minori, persone over60 e persone con disabilità”.
“Per tutti gli altri poveri – continua critico il giornale -, invece, c’è il Sfl, che non è una misura contro la povertà – come specifica anche il testo del Decreto – bensì un esile aiuto temporaneo: dura solo 12 mesi, il suo ammontare, perlopiù, non permette un’esistenza accettabile e viene erogato solo se l’utente partecipa a corsi di formazione o progetti utili alla collettività. In concreto, i lavoratori ultracinquantenni che perderanno l’occupazione non saranno protetti dall’Adi, a meno che non abbiano un figlio minore; le giovani coppie che non fanno figli proprio perché in difficoltà economica non verranno tutelate, e così via”.