Assegno Unico ISEE 2023: occhio alla scadenza del 30 giugno

L’importo dell’Assegno Unico è influenzato dall’ISEE, che andava aggiornato entro lo scorso 28 febbraio: ma per avere la cifra a cui si ha effettivamente diritto in base alla propria situazione economica c’è anche un’altra data da tenere a mente.

Più l’ISEE è basso più l’importo dell’Assegno Unico aumenta, e viceversa. Per questo motivo è importante che INPS sappia a quanto ammonta il valore ISEE della famiglia: solo in questo modo, infatti, le riconoscerà una somma conforme alla situazione economica in cui versa.

Chi entro lo scorso 28 febbraio non ha presentato un ISEE aggiornato ha diritto alla cifra minima per ogni figlio a carico, esattamente come chi ha un ISEE superiore ai 40 mila euro. Ma c’è ancora tempo per recuperare gli arretrati. Vediamo.

Assegno Unico, ISEE entro giugno per avere gli arretrati

Se non si rinnova l’ISEE entro febbraio, gli importi corretti e adeguati dell’Assegno Unico non sono perduti. Infatti, c’è un ulteriore deadline valida per la presentazione dell’ISEE aggiornato: è quella del 30 giugno.

Se si presenta ISEE dopo il 28 febbraio ma entro il 30 giugno si avrà comunque diritto agli arretrati, quindi alle mensilità antecedenti a giugno. Ciò significa che INPS provvederà a pagare la differenza tra l’importo minimo pagato da marzo a giugno 2023 in assenza del nuovo ISEE e quanto invece spetta in base all’ISEE aggiornato (riferimento 2021).

La conferma la si ha dalla circolare INPS n. 41 del 7 aprile 2023, nella quale l’Istituto specifica che ‹‹qualora al momento dell’elaborazione della domanda di Assegno unico e universale l’ISEE non sia stato ancora aggiornato, la prestazione sarà erogata con gli importi al minimo di legge, fermo restando che se l’ISEE venisse presentato entro il 30 giugno 2023, l’INPS procederà a un conguaglio d’ufficio garantendo gli importi più elevati della prestazione e i relativi arretrati››.

Al contrario, se si presenta l’ISEE a partire da luglio si avrà diritto agli importi adeguati solamente a decorrere da quando si è presentato il nuovo ISEE, perdendo dunque il diritto agli arretrati.