Chi svolge lavori estivi con contratto di lavoro intermittente non ha diritto alla maggiorazione sull’Assegno Unico Universale per i figli a carico (AUU).
E’ Inps a chiarire questo aspetto, che finirà per penalizzare molti di coloro che, sono genitori, ed in estate svolgono lavoro intermittente presso aziende del turismo e della filiera.
Il Lavoro intermittente, noto anche come lavoro a chiamata, è quel contratto di lavoro in cui il lavoratore si obbliga a prestare servizio ogni qual volta viene chiamato dal datore. E’ un contratto tipico del settore turistico che trova la sua massima espansione con la stagione estiva in bar, ristoranti, cerimonie, hotel, ecc.
Il contratto può essere a tempo indeterminato o a termine, stagionale. Lo prevede la legge.
A questi lavoratori, che siano anche genitori con figli a carico, non spetta però la maggiorazione di 30 euro sull’AUU, prevista quale incentivo per il genitore che lavora.
A precisarlo è Inps via social:
Insomma col contratto di lavoro intermittente non scatta il diritto alla maggiorazione. Probabilmente perchè si tratta di un contratto la cui prestazione non è predeterminata, né garantita. E questo potrebbe indurre Inps ad escluderlo dal novero dei contratti di lavoro che danno diritto alla prestazione maggiore sull’AUU di 30 euro mensili.