Caldo torrido e Lavoro Agricolo: nessun Divieto in 5 Regioni

L’Italia è già entrata da settimane nella morsa del caldo ma gli interventi a tutela dei lavoratori agricoli non coprono tutto il territorio. Mentre Puglia e Basilicata, e – da poco – anche Calabria hanno vietato il lavoro nei campi nelle ore in cui la colonnina di mercurio raggiunge il massimo, altre Regioni restano ancora fuori da ogni regola.

In particolare nessuna ordinanza è stata adottata in regioni del centro sud come Lazio, Campania, Molise, Sicilia, Sardegna, dove a giorni si prevedono picchi di calore fino a 48 °C. Ad alzare la soglia di allerta e a chiedere un rapido intervento sono i sindacati dei lavoratori, che chiedono di estendere analogo divieto: dalle 12:30 alle 16:00.

Divieto Lavoro agricolo: si muovono i sindacati

“L’iniziativa unitaria di Cgil, Cisl e Uil di chiedere alla Regione Lazio di intervenire con un provvedimento ad hoc volto a determinare le raccomandazioni per prevenire lo stress da calore per i lavoratori impegnati in tutte le attività ed in particolare per quelli esposti nelle ore più calde all’aperto e/o in locali non climatizzati, ci vede in pieno accordo”. Sono le parole di Stefano Morea, segretario generale Flai Cgil Roma e Lazio.

In Campania a chiedere lo stop al lavoro nei campi nelle ore più pericolose per la salute umana sono Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil della Campania, con una lettera indirizzata al presidente della Regione Vincenzo De Luca. La missiva sollecita il governo regionale ad adottare al più presto un provvedimento che vieti alle aziende di far lavorare gli operai agricoli nelle ore più esposte.

“L’aumento delle temperature e delle ondate di calore, sempre più frequenti anche nella nostra regione, hanno conseguenze importanti non soltanto per la salute dell’ambiente, ma anche per quella dei cittadini e dei lavoratori, vittime degli effetti diretti e indiretti della crisi climatica”, si legge. “La prevenzione, a tutti i livelli, è senza alcun dubbio l’elemento chiave per contrastarne gli impatti, ma accanto a quello bisogna intervenire rimodulando gli orari di lavoro di chi opera nei settori più esposti come l’agricoltura, bloccando le lavorazioni nelle ore di punta”.

La scelta, scrivono, non deve essere rimessa alle singole aziende. Ma occorre un provvedimento omogeneo su tutto il territorio.