Mentre il Governo invita la aziende a far ricorso alla cassa integrazione guadagni per l’emergenza caldo e si appresta a varare nuovi provvedimenti, nelle aziende italiane il gran caldo si fa sentire. Fino al punto che negli stabilimenti dove la colonnina di mercurio supera i 40 °C e la direzione aziendale non riorganizza i turni, né fa ricorso alla Cig, i lavoratori proclamano lo sciopero.
Uno sciopero per farsi sentire e allo stesso tempo per difendersi dal caldo torrido. E’ la decisione presa dal sindacato USB che in una nota fa sapere di aver proclamato una astensione collettiva di 8 ore su tutti i turni per il 25 luglio 2023. Lo sciopero riguarda tutti gli stabilimenti del Gruppo NSG, Pilkington, Primo e Bravo.
In alcuni dei siti azienda, specie quello di San Salvo (Chieti), la situazione è particolarmente gravosa “per i lavoratori nei due forni fusori Float- SS1 e SS2, dove le temperature all’esterno della sala controllo vanno da un minino di 40 °C ad oltre 65 °C, a tutto ciò si aggiunge il forte disagio degli straordinari per la sostituzione dei colleghi in ferie”.
Il sindacato aveva chiesto già tempo fa all’azienda di intervenire. «Sono passate ormai due settimane senza nessuna risposta – continua la nota – e come ogni anno i lavoratori sono costretti a lavorare in condizioni disumane, con temperature sempre più elevate rispetto a quelle dichiarate, con un alto tasso di umidità e nessun piano per arginare i picchi di forte calore. L’unico rimedio, una bottiglietta d’acqua in qualche caso anche “calda”, integratore di sali minerali (per chi lo può assumere) e qualche ventilatore».
L’iniziativa dei lavoratori di queste fabbriche è solo l’ultima in ordine di tempo. Nei giorni scorsi ad incrociare le braccia sono stati anche i lavoratori impiegati nelle cucine dei Mac Donald’s in alcuni comuni pugliesi, i lavoratori edili nei cantieri in Liguria, gli stabilimenti Stellantis di Atessa (CH), e così via.
(Immagini di repertorio)