L’emergenza caldo si fa sentire in molti ambienti di lavoro, primi fra tutti quelli in cui non è possibile rinfrescare gli ambienti e garantire un’adeguata copertura dal sole: i campi agricoli, per esempio.
Le temperature esagerate di questi giorni hanno di fatto già portato a una rimodulazione degli orari di lavoro nei campi, dando anche la possibilità alle aziende agricole di richiedere la cassa integrazione per sospendere le attività quando il caldo supera i 35°.
Ma come spiega il direttore dell’area Lavoro e Welfare di Confagricoltura Roberto Caponi a Il Messaggero di martedì 25 luglio, un’alternativa ci sarebbe: far lavorare gli addetti quando è meno caldo, ossia dalle 6 alle 10-11 e dalle 18 in poi.
Un’ipotesi che le aziende agricole potrebbero accettare solo se il governo concedesse loro degli aiuti economici e la possibilità di non pagare l’orario notturno come straordinario. Lo annuncia lo stesso quotidiano:
«La richiesta è di una cig a ore straordinaria per tutti (compresi i lavoratori stagionali), con procedure semplificate e pagata dallo Stato. Ma anche la possibilità di non riconoscere le maggiorazioni notturne ai lavoratori se l’orario si sposterà verso la notte, vista la situazione di emergenza».
Prospettiva che ovviamente non piace a chi nei campi ci lavora – fa notare giustamente Il Messaggero – e per questo pronta a far discutere.