Supplenti: i ritardi nei pagamenti sono una storia infinita?
Attraverso l’archivio storico de “La Stampa” di Torino abbiamo fatto una breve ricerca tra i giornali degli ultimi 150 anni per trovare analogie con i tempi moderni.
Non si trovano maestri. Pochi idonei passano le selezioni e, poiché gli stipendi dei maestri sono in carico ai comuni, non tutti sono pagati allo stesso modo.
Il comune di Genova è quello che paga meglio, come Milano.
Ai maestri conviene emigrare all’estero.
Siamo nel 1941, la guerra sta andando male (questo però non si poteva scrivere) ma la preoccupazione principale dei supplenti, a detta del quotidiano, è trovare la sistemazione per l’anno scolastico successivo.
I supplenti scioperano ma il giornale non riporta i motivi dello sciopero.
Vengono invece riportate le improbabili rivendicazioni degli studenti quasi a voler sminuire le motivazioni dell’astensione che ancora veniva vista negativamente:
L’articolo, comparso, nel 1960, lamenta il distacco della Scuola dalla realtà.
Dall’articolo si rileva che gli insegnanti maschi cominciano a diminuire e l’insegnamento sta lentamente diventando un lavoro che parla al femminile.
Un problema al Centro Meccanografico di Monteporzio Catone e gli stipendi di dicembre 1976 degli insegnanti delle elementari slittano dal 15 al 23 dicembre.
La protesta dei precari si esplicita con la denuncia al Ministro del Tesoro.
Dopo sei mesi i fondi per pagare i supplenti non erano ancora stanziati.
Il motivo del ritardo sarebbero i pagamenti ancora manuali.
Ci fermiamo qui.
In realtà gli articoli che parlano di ritardi dei pagamenti nella scuola sono numerosissimi.
Tuttavia si può dire che la gestione dei supplenti dei precari è notevolmente migliorata.
L’eccezione riguarda invece ancora i supplenti brevi che continuano ad avere gli atavici problemi che abbiamo evidenziato.