Il lavoro nei campi può essere la soluzione per chi è rimasto senza Reddito di Cittadinanza o lo rimarrà a breve o per chi, più in generale, cerca un impiego.
In alcuni settori la mancanza di manodopera si fa sentire più che in altri e l’agricoltura è uno di questi: l’auspicio è che con l’abolizione del sussidio si riescano a trovare quei braccianti che per adesso mancano. Almeno se lo augura Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini.
Nella provincia di Forlì-Cesena, lo scorso giugno le famiglie percettrici del RdC erano 1.482 (in totale 2.621 persone). Intervistato da il Resto del Carlino, Carli invita chi è rimasto senza sussidio a presentarsi nei campi:
“L’agricoltura può dare una risposta a chi è in cerca di occupazione: anche dopo le calamità di questo terribile 2023, dalle gelate all’alluvione, nel nostro settore continuano ad esserci opportunità di lavoro e necessità di manodopera a partire dalla prossima vendemmia. Facciamo appello a chi vuole mettersi nuovamente in gioco, la campagna vi aspetta e può avere bisogno di voi.”
Certo, la manodopera serve ma da sola non basta: ‹‹la necessità è di avere personale con una adeguata formazione – conclude Carli – il lavoro in campagna è infatti cambiato: non è più solo zappa e sudore, ma si ha a che fare con macchinari moderni, oppure con tecniche, come la potatura ad esempio, che richiedono competenze specifiche sempre più difficili da trovare››.
L’auspicio dunque è che tra i corsi formativi e professionali che si proporranno a chi è senza lavoro ci siano anche attività dedicate a specializzarsi nei lavori agricoli.