“Bonus Meloni”: una misura iniqua? Il paradosso dell’insegnante sfortunato.
Il taglio del cuneo fiscale è una misura che viola i principi di equità? Abbiamo ipotizzato un esempio con protagoniste due insegnanti: Anna e Giada.
Anna e Giada sono due insegnanti di Scuola Secondaria. Hanno la medesima anzianità e il medesimo trattamento economico.
Entrambe sono inquadrate nella fascia 9-14 e il loro stipendio mensile lordo è così composto
Le insegnanti lavorano in due scuole diverse, ma sono molto amiche e, confidandosi a vicenda, decidono entrambe di usufruire la possibilità di fare tre ore eccedenti nell’anno scolastico 2023-2024.
La segreteria della Scuola di Anna è molto efficiente e trasmette subito il contratto delle tre ore eccedenti alla Ragioneria Territoriale dello Stato per l’applicazione.
Non essendo assoggettato a controllo preventivo, la RTS provvede immediatamente all’inserimento delle ore eccedenti nello stipendio.
Lo stipendio complessivo di Anna, già nel mese di settembre 2023 varia così:
La Scuola di Giada, invece, è molto più lenta, tanto che sono a dicembre Giada riesce ad ottenere il pagamento delle tre ore eccedenti e degli arretrati dei tre mesi precedenti.
Lo stipendio di dicembre di Giada è pertanto così composto:
Giada è convinta di essere sfortunata perché ha visto pagate le ore eccedenti con tre mesi di ritardo.
Dopo aver confrontato i cedolini le due insegnanti si accorgono che le parti devono essere invertite:
per ben tre mesi Giada, con uno stipendio inferiore a 2.692 euro ha percepito il taglio del cuneo fiscale (bonus Meloni) per un totale complessivo di 432,41 euro.
Il taglio del cuneo fiscale, infatti, viene erogato in base all’imponibile previdenziale mensile come previsto dalla messaggio INPS 1932 del 24 maggio 2023.
Al contrario del conguaglio fiscale, con il quale tutti, a parità di reddito, paghiamo le medesime imposte, con il taglio del cuneo fiscale viene avvantaggiato chi prende i soldi in ritardo rivelandosi una misura, se non iniqua, certamente non equa.