Statali, per fare carriera e progredire di livello la laurea avrà poco valore rispetto all’anzianità di servizio. Il merito (o la colpa) va a un cavillo presente nell’ultimo contratto collettivo del comparto Funzioni centrali firmato dai sindacati e dell’ARAN.
Per chiudere le trattative, i sindacati hanno voluto inserire una norma che faciliti le carriere e che fino al 2025 permette i passaggi dall’area inferiore a quella superiore per i dipendenti in deroga al titolo di studio.
In pratica, se un assistente che lavora allo sportello vuole diventare funzionario, fino al 2025 può partecipare al bando anche con il semplice diploma se ha maturato almeno 10 anni di esperienza. Il bando promosso dal Ministero dell’Economia per 597 posti da funzionario per gli attuali assistenti, per esempio, assegna 40 punti in base all’anzianità di servizio, 25 in base alla formazione e 35 in base alle competenze professionali, di cui solo 5 saranno assegnati in base ai titoli di studio posseduti. Studiare, insomma, renderebbe decisamente poco.
Una novità che da un lato intende favorire lo svecchiamento della pubblica amministrazione, accelerando le carriere anche di chi lavora in PA da meno anni. Dall’altro però il rischio è che il posto statale diventi sempre meno attraente per i talenti laureati.
Nello stesso tempo c’è da dire, però, che i vincitori che si trovavano nelle posizioni apicali dell’ex seconda area (assistenti), in caso di passaggio all’area dei funzionari avranno lo stesso stipendio.
Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2019-2021 stabilisce che:
“Al dipendente viene attribuito il tabellare inziale per la nuova area. Qualora il trattamento economico in godimento acquisito per effetto della progressione economica risulti superiore al predetto trattamento tabellare iniziale, il dipendente conserva a titolo di assegno personale, a valere sul Fondo risorse decentrate, la differenza assorbibile nelle successive progressioni economiche all’interno della stessa area”.
Trattandosi infatti di concorso interno al MEF, tenendo conto che, specie nelle sedi periferiche non sono stati banditi concorsi esterni da oltre un trentennio l’eventuale promozione avrà un impatto minimo sugli stipendi e sul costo del personale del MEF.
C’è inoltre da aggiungere che, grazie a questo concorso, verranno regolarizzate le mansioni superiori svolte da gran parte del personale in seguito al collocamento in pensione dei colleghi.