Braccianti agricoli, la paga oraria è quella definita dal ccnl e dai contratti provinciali per gli OTD (operai a tempo determinato). Ma succede sempre più spesso che la realtà supera le regole e le notizie di cronaca fanno emerge situazioni paradossali, illegali, discriminatorie, di lavoratori che percepiscono una paga differente a seconda delle proprie origini.
A riportare la notizia è il quotidiano on line Latina Oggi che riporta le testimonianze del sindacato Flai Cgil di Frosinone e Latina raccolte tra i braccianti dell’agro pontino e del frosinate.
“Gli italiani – scrive il quotidiano – in base a quanto è emerso e dall’analisi del sindacato, sono i lavoratori che prendono di più, a seguire ci sono i romeni, gli indiani e infine gli africani, in particolare molti braccianti agricoli che lavorano in provincia di Latina sono originari del Mali“.
Il fatto non è una novità. E da qualche anno anche l’Ilo, che monitora questo fenomeno in tutto il mondo, ha messo in luce che dal 2015 al 2019 in alcuni Paesi ad alto reddito il divario retributivo si è accentuato. Era il 2019 quando nel nostro Paese si registrava un distacco salariale tra migranti e italiani del 30%. Nel 2015 del 27%.
Quella che viene praticata nel settore agricolo, ma non solo è una discriminazione fondata su una sorta di gerarchia delle nazionalità, sulla base della quale vengono fissati salari più alti o più bassi a seconda delle provenienza.
Pratica illegittima vietata dalla Costituzione italiana (art. 3) e dalla legge (decreti legislativi n. 215 e 216 del 2003) che tutelano la parità salariale a parità di lavoro, e cioè per analoghe mansioni.
E vieta ogni forma di discriminazione e arbitrio da parte del datore di lavoro, fondata sulle differenze di razza o di origine etnica, nel riconoscere il trattamento economico ai lavoratori salariati.