Opzione Donna verso l’ampliamento della platea. La Ministra del Lavoro Marina Calderone non ha mai nascosto di voler modificare i criteri che garantiscono alle donne l’uscita anticipata dal lavoro.
Nel 2023 circa 20 mila lavoratrici hanno dovuto rinunciare alla pensione anticipata per via degli stringenti requisiti. Solo le lavoratrici disabili, caregiver o dipendenti di aziende in crisi, infatti, hanno potuto lasciare l’ufficio a 60 anni di età (con sconto di uno o due anni in base al numero di figli) e 35 di contributi, per un totale di sole 3 mila donne.
In vista della prossima Legge di Bilancio, emergono le prime proposte.
Il Governo intende permettere a circa 10 mila donne in più rispetto all’anno scorso di andare in pensione prima grazie a Opzione Donna. Secondo Il Messaggero di giovedì 31 agosto, il Ministero del Lavoro starebbe pressando quello dell’Economia per consentire la pensione alle donne al massimo a 63 anni di età anagrafica e 35 di età contributiva.
Nonostante l’utilizzo del ricalcolo contributivo (che taglierebbe gli assegni pensionistici del 30% circa), questo ampliamento della platea costerebbe al Governo qualche centinaia di milioni di euro. Troppi.
La Ministra Calderone avrebbe quindi pronti degli escamotage per anticipare l’uscita dal lavoro: tra questi, riconoscere alle donne anni di contributi in base al numero di figli e dando peso anche al lavoro di cura fatto a casa per accudire bambini e anziani e non retribuito. ‹‹Le donne vanno riconosciute e sostenute considerando i carichi di lavoro dell’assistenza, della cura e del welfare familiare che portano avanti›› ha detto a Il Messaggero la viceministra del lavoro Maria Teresa Bellucci.