I lavoratori dell’Artigianato hanno una paga più bassa dei ‘colleghi’ dell’Industria di 480 euro mensili.
E’ quanto mette in risalto un articolo del Corriere della Sera nella versione on-line. Nel settore esistono 44 contratti collettivi. La gran parte sottoscritti da associazioni prive di rappresentatività qualificata. I più applicati sono quelli firmati dai sindacati Fim-Fiom-Uilm con Federmeccanica e Assistal, Confapi e Confimi. “Infine quello firmato da Fim, Fiom e Uilm con i metalmeccanici dell’artigianato (Cna, Confartigianato, Claai, circa 500 mila lavoratori)”, scrive la giornalista Rita Querzé.
La notizia arriva proprio nelle settimane in cui si parla di possibili aumenti per i lavoratori artigiani nell’ambito del rinnovo del CCNL di settore. Il negoziato entra nel vivo a ottobre e secondo Fim-Cisl occorre dare “massima priorità ad un consistente aumento economico nel 2023“.
Tra il contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici artigiani e quelli dell’industria c’è un divario salariale, secondo Fiom-Cgil, “di 481,42 euro lordi in meno al mese rispetto a quelle con contratto Federmeccanica”.
«Si tratta di un divario a parità di lavoro che non ha giustificazione se non quella di abbassare le retribuzioni — dichiara Mirco Rota della Fiom —. Le aziende si fanno concorrenza a spese dei lavoratori».
E non è tutto, le aziende artigiane sono deficitarie anche su altri aspetti. Innanzitutto la parte normativa del CCNL, quello di Confindustria offre “maggiori garanzie“. E poi non offrono contratti di secondo livello.
Diversa è invece la situazione dell’Industria dove “quasi un’azienda su due di Federmeccanica aggiunge al contratto nazionale un integrativo aziendale mentre per gli artigiani l’integrativo è a livello territoriale, di fatto presente in un numero molto ristretto di territori“.
I motivi che spingono i salari così in basso? La dimensione aziendale. “La piccola taglia rende meno competitive le aziende – scrive il CorSera – . E quindi meno disponibili a garantire aumenti quando si tratta di firmare i contratti”.