Il Contratto Collettivo nazionale di lavoro del Commercio, Terziario, Servizi scaduto e senza rinnovo da 4 anni. Lo sanno bene i lavoratori di negozi, centri commerciali e uffici, che attendono l’adeguamento dei minimi salariali. E i sindacati che, contavano di chiudere entro giugno scorso e sono sul piede di guerra.
La vicenda del mancato rinnovo, di recente, è entrata prepotentemente nel dibattito politico a proposito della proposta di legge sul salario minimo a 9 euro. Anche nel documento del CNEL licenziato il 4 ottobre si mette in evidenza che sono 4.600.000 i lavoratori del settore terziario (compreso turismo e la filiera) senza una protezione dal rialzo dei prezzi al consumo.
Il ‘deficit’ contrattuale di Confcommercio e le altre associazioni delle Imprese non è passato inosservato neppure a Confindustria che ancora una volta ha esaltato come le imprese industriali abbiano retribuzioni orarie che supera i 9 euro su cui puntano il M5S, PD e gli altri partiti di opposizione. Non è così invece per il Commercio, Terziario, Grande Distribuzione, Turismo che hanno i rinnovi contrattuali fermi.
Pronta la risposta, secca, di Confcommercio, una delle organizzazioni di rappresentanza che negozia i CCNL della filiera del Terziario, che attraverso la vice-presidente Donatella Prampolini fa sapere:
“Dopo i nostri ripetuti chiarimenti a mezzo comunicati stampa, farò omaggio al presidente Bonomi di una copia del testo del contratto per il Terziario sottoscritto da Confcommercio e dalle più rappresentative Organizzazioni sindacali. Il presidente Bonomi potrà così verificare che questo contratto, il contratto più applicato nel settore, prevede trattamenti economici complessivi superiori alla soglia dei nove euro ed un articolato sistema di tutele e di prestazioni in favore dei lavoratori, a partire dalla previdenza e dall’assistenza sanitaria integrative”, .
“A proposito di potere d’acquisto dei lavoratori – ha poi concluso Prampolini – va poi ricordato l’impegno della distribuzione per il contenimento degli aumenti dei generi alimentari e dei beni di prima necessità. Noi stiamo facendo la nostra parte. E chiediamo che anche l’industria la faccia impegnandosi per il contenimento degli incrementi dei listini”. Insomma, sottolinea Confcommercio, la tutela del potere di acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie si può realizzare anche contenendo i prezzi e praticando sconti. Ed è quello che stanno facendo molte aziende del settore con il Patto sul Trimestre Anti-Inflazione.