Bonus 100 euro ex Renzi, perchè non conviene avere il trattamento integrativo Irpef in Busta paga? Approfondiamo in quali casi è meglio farselo pagare dall’Agenzia delle Entrate.
Il Bonus è stato introdotto per la prima nel 2014 sotto forma di aiuto per i redditi medio bassi pari a 80 euro. Col tempo (dal 2020) l’importo è salito a 100 euro ma si è ridotta la soglia reddituale che da diritto all’importo: dal 2022 è 15.000 euro.
Il Bonus spetta a chi ha un reddito da lavoro dipendente o assimilato. Spetta ad esempio a chi percepisce i trattamenti di disoccupazione da Inps come NASpI, Dis-Coll, DS Agricola. Sono invece esclusi i pensionati.
Il disoccupato può decidere di ricevere il Bonus 100 euro dall’Inps oppure, se alterna periodi di lavoro a quelli di disoccupazione, può chiedere l’erogazione al datore di lavoro in Busta paga. L’eventuale conguaglio, fino a recuperare l’intero importo annuo di 1.200 euro (100 euro x 12 mesi), può essere fatto in fase di Dichiarazione dei redditi.
Il dipendente riceve il Bonus 100 euro dal datore di lavoro, per un complessivo di 1.200 euro annui (100 euro x 12 mesi). Se per ragioni varie non riceve l’intero importo può sempre ottenere la parte rimanente attraverso la dichiarazione dei redditi, es. Modello 730. In questo caso lo riceve direttamente dall’Agenzia delle Entrate oppure dal datore di lavoro, se il rapporto di lavoro è in essere al momento della liquidazione del conguaglio Irpef. Il Bonus infatti non è altro che un trattamento integrativo sull’Irpef, cioè un’agevolazione sulle imposte che si pagano.
Bonus 100 euro, ma conviene averlo in Busta paga mensilmente? Il Bonus è un diritto del lavoratore che può optare, tramite dichiarazione scritta, per non riceverlo mensilmente. In quel caso può recuperalo l’anno dopo in sede di Dichiarazione dei redditi, come visto.
Ma perchè in alcuni casi non conviene averlo in Busta paga? La risposta ce la offrono molti lettori, lavoratori, che optando per l’erogazione mensile si sono ritrovati l’importo del Bonus ‘assorbito’ nello stipendio netto concordato con il datore di lavoro.
Questo succede, bisogna sottolinearlo, eccezionalmente, quando si ha a che fare con i ‘furbetti’. Un esempio: azienda e lavoratore concordano uno stipendio netto mensile di 1.400 euro e in busta paga il dipendente si ritrova 1.300 euro + 100 euro di Bonus. Quando invece, per legge, l’azienda avrebbe dovuto erogare 1.400 euro + 100 euro di Bonus. Dunque, quando gli impegni tra le parti non sono chiari e soprattutto non sono stati formalizzati per iscritti, forse è consigliabile trasmettere al datore di lavoro una dichiarazione scritta con cui si chiede la non erogazione del Bonus 100 euro in Busta paga.