Rinnovo CCNL Commercio, Terziario e Servizi, sale la pressione attorno ad una delle trattative più lunghe degli ultimi anni. Scaduto nel 2019, i lavoratori del settore hanno avuto negli ultimi tempo solo un acconto di 30 euro (da aprile 2023) e un’erogazione Una tantum a copertura di circa 3 anni di vuoto negoziale.
Una situazione non facile per i lavoratori. Né per chi siede al tavolo negoziale, il contratto collettivo del settore è – in realtà – un contenitore composto da 4 CCNL. I sindacati dei lavoratori Filcams-Fisascat-Uiltucs hanno 4 controparti: Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti, Distribuzione cooperativa.
Negli ultimi giorni Confcommercio si è fatta sentire – nell’ambito del dibattito su una legge sul salario minimo – dichiarando che i tempi sono maturi e di essere disponibili a rinnovare il CCNL scaduto a condizione di introdurre nuove flessibilità.
Ma dal sindacato non tardano a far sapere che è finito il tempo delle discussioni infinite. Ora è il momento di chiudere. A rilanciare l’importanza di dare dignità al contratto e ai lavoratori del settore è il Segretario Generale Fisascat-Cisl Davide Guarini, a Roma, durante un evento celebrativo dei 75 anni di vita della federazione cislina.
Parlando alla presenza dei delegati dell’Assemblea generale della categoria il sindacalista ha invitato pubblicamente le parti datoriali a rimuovere le pregiudiziali al tavolo, per firmare il contratto collettivo nazionale del terziario e dei servizi il prima possibile.
“Confcommercio – ha aggiunto il sindacalista rivolgendosi alla principale controparte datoriale – presenti una proposta salariale dignitosa adeguata al costo della vita e in grado di recuperare il potere di acquisto dei lavoratori”. Solo così si potrà arrivare a rinnovo nelle prossime settimane ed evitare la mobilitazione sui luoghi di lavoro. I sindacati annunciano di essere pronti a qualsiasi iniziativa.