Pensioni, l’aumento inizialmente previsto a novembre 2023 dovuto all’anticipo della rivalutazione all’inflazione slitta di un mese. Il Governo ha fatto meglio i conti e ha capito che le tempistiche sono troppo strette: INPS non riesce a effettuare i dovuti calcoli in tempo per il cedolino di novembre.
I pensionati dovranno quindi attendere la pensione di dicembre 2023 per vedere l’aumento dello 0,8% frutto della differenza tra l’inflazione effettivamente registrata nel 2023 (8,1%) e quella potenziale (7,3%).
Se quelle circolate finora erano solo voci dovute alla ristrettezza dei tempi, con la pubblicazione del decreto Anticipi sulla Gazzetta Ufficiale di ieri 18 ottobre, è ufficiale lo slittamento dell’aumento pensionistico del 0,8% al mese di dicembre.
Lo si legge nell’articolo 1 del decreto (Anticipo conguaglio di perequazione nell’anno 2023), che recita:
“Al fine di contrastare gli effetti negativi dell’inflazione per l’anno 2023 e sostenere il potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche, in via eccezionale il conguaglio per il calcolo della perequazione delle pensioni, di cui all’articolo 24, comma 5, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, per l’anno 2022 è anticipato al 1° dicembre 2023.“
Anche se l’aumento dello 0,8% slitta di un mese rispetto alle previsioni si tratta comunque di un anticipo: di norma, infatti, il conguaglio della rivalutazione all’inflazione avviene a gennaio.
Il Governo Meloni segue dunque le orme del precedente Governo Draghi, che già aveva anticipato la perequazione delle pensioni a novembre 2022. Anche il meccanismo di applicazione è lo stesso: l’aumento avverrà in misura piena solo per le pensioni fino a 4 volte il minimo. Gli altri si dovranno accontentare di una rivalutazione che cala all’aumentare dell’assegno pensionistico: si va dallo 0,68% per chi prende da 4 a 5 volte il minimo allo 0,26% per gli assegni più elevati.