Sciopero Generale sulle Pensioni, perchè CGIL dice sì

Lo sciopero generale non sembra essere lontano. Dopo le prima dichiarazioni del Segretario Generale Cgil Maurizio Landini sembra che la Cgil sia sempre più propensa a proclamare una giornata di stop al lavoro per tutti i settori produttivi del privato e del pubblico impiego contro la Manovra e la rigidità delle uscite pensionistiche.

Al momento nessuna decisione è presa poichè si sta lavorando ad un intesa che tenga dentro la protesta CISL e UIL. E allora si fa sempre più probabile una formula ‘spezzatino’ dello sciopero, come nel mese di dicembre dello scorso anno quando furono proclamati 20 scioperi regionali. La CISL infatti ha un atteggiamento più dialogante verso il Governo e non vuole creare fratture profonde.

Le Pensioni al centro dello Sciopero

I motivi che possno spingere i sindacati a valutare la forma più estrema di protesta sono vari. Li ha ben esplicitati il Segretario Generale Cgil Maurizio Landini pochi giorni fa: con questa Manovra i lavoratori non andranno mai in pensioni.

E’ tornata sull’argomento oggi la segretaria confederale Cgil con la delega sulle pensioni, Lara Ghiglione che evidenzia come la mancata rivisitazione della Riforma Fornero nel DDL Bilancio costituisce “una delle principali ragioni che ci porterà allo sciopero generale delle prossime settimane”. 

Parole inquivocabili che aprono ad una radicalizzazione delle protesta, dopo che nelle scorse settimane Cgil aveva ritenuto assolutamente insufficente l’esito del confronto con il Ministero del Lavoro.

“Il governo disattende tutte le promesse elettorali fatte – ha aggiunto la Ghiglione – , anche sulle pensioni: non c’è niente per i giovani, c’è un netto peggioramento per le donne. E si penalizza chi ha un percorso di lavoro più fragile: i manager andranno prima in pensione rispetto a chi lavora nelle ditte di pulizia in virtù dell’aumento della soglia sulla pensione sociale, passata a 3,3 volte. Si fa cassa sulle pensioni e viene meno l’impegno di superare la legge Fornero”. Insomma, sostengono dalla Cgil, non solo si punta a far cassa sulle pensioni ma il nuovo sistema penalizzerà le mansioni gravose a vantaggio delle figure manageriali azzerando le già insufficienti forme di flessibilità in uscita. In più, il meccanismo di adeguamento degli assegni pensionistici anticipato a dicembre (la perequazione), penalizzerà ancora una volta di pensionati che godono di assegni medio alti, escludendoli la recupero pieno dell’inflazione.