Affitti brevi, cedolare secca sale al 26%

Affitti brevi, l’aumento della cedolare secca è una misura che non piace a tutti. La cedolare secca è una tassa che è costretto a pagare colui che concede immobili in locazione a uso abitativo: nella Manovra 2024 il Governo intende innalzarla, ma c’è chi si oppone.

Tra questi il leader di Forza Italia Antonio Tajani, che a congresso con la premier Giorgia Meloni e il “collega” della Lega Matteo Salvini chiederà di rivedere tale proposta. Lo si apprende da La Repubblica di lunedì 30 ottobre.

Affitti brevi, tassazione rivista dalla Manovra 2024

Tajani intende presentarsi al vertice con Meloni e Salvini chiedendo lo stop all’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi (ossia di durata non superiore a 30 giorni). A sancire l’incremento della cedolare secca è l’articolo 18 della bozza della Manovra 2024, che modifica l’articolo 4, comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50.

Fissata attualmente al 21%, all’art. 18 la Manovra 2024 dispone che «l’aliquota è innalzata al 26 per cento in caso di destinazione alla locazione breve di più di un appartamento per ciascun periodo d’imposta

La cedolare secca sugli affitti brevi aumenterebbe dunque di 5 punti percentuali, passando dal 21% al 26%. Tale aumento riguarderà solo gli immobili in locazione dal secondo in poi, esclusa quindi la prima casa messa in affitto: un impegno che Forza Italia ha apprezzato ma che non ritiene sufficiente.

Secondo quanto si apprende da La Repubblica, all’incontro Tajani chiederà di sostituire la maggiorazione della cedolare secca con un codice identificativo nazionale per tracciare chi affitta un’abitazione sulle piattaforme come Airbnb e Booking. Una pratica che in Grecia, per esempio, è servita a generare un gettito fiscale superiore anche di dieci volte. Aumentare la cedolare secca, invece, rischia di incentivare il nero – avverte il portavoce di FI Raffaele Nevi.